Binomio privacy-lavoro: norme con troppi buchi

Pubblicato il 11 maggio 2009 Il trattamento dei dati personali dei lavoratori è affidato a poche e scarne regole dettate dal decreto legislativo 196 del 2003, accompagnate via via da soluzioni pratiche. Questo comporta delle incertezze interpretative che rivelano l’inconsapevolezza di tanti titolari di trattamento e datori di lavoro dell’importanza giuridica e dei risvolti operativi della normativa. Il Garante delle privacy ha cercato negli anni di colmare le lacune della legge. In molto è riuscito ma gli elementi di ambiguità giuridica hanno finito per creare farraginosità applicativa. Nell’articolo vengono ricordati i principi base della disciplina: liceità, proporzionalità, finalità, necessità dei dati, pertinenza. In quest’ottica si ricorda che le impronte digitali non possono essere usate per rilevare gli orari, poiché si viola il principio di proporzionalità e di finalità, e la videosorveglianza finalizzata alla sicurezza non deve rappresentare un controllo a distanza dei dipendenti.
Allegati
Condividi l'articolo
Potrebbe interessarti anche

Appalti: il Consiglio di Stato torna sui criteri di equivalenza dei CCNL

05/12/2025

Stress da lavoro: dipendente risarcito anche senza mobbing

05/12/2025

Nuova delega unica agli intermediari dall'8 dicembre

05/12/2025

Nuovo Codice dell’edilizia: parte il riordino

05/12/2025

Vittime del dovere e equiparati: estesa l’esenzione IRPEF

05/12/2025

Bilanci 2025: nuove checklist Assirevi per IFRS e informativa aggiuntiva

05/12/2025

Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".

Leggi informativa sulla privacy