Il “visto” protegge il progetto

Pubblicato il 11 aprile 2006

Il ministero del Lavoro diffonderà una circolare nella quale viene rilanciata la certificazione dei contratti di collaborazione, una procedura a carattere volontario che può essere eseguita solo su richiesta delle parti, il futuro lavoratore e il datore, il cui fine è attestare che il contratto a progetto che si intende sottoscrivere abbia i requisiti formali e di contenuto che le regole richiedono, per ridurre il contenzioso in materia di qualificazione di taluni contratti del lavoro. Le Commissioni di certificazione, istituite sulle previsioni del dlgs 276/2003, sono incaricate di accogliere le volontà delle parti di qualificare un contratto attraverso la certificazione. Non ne deriva la definizione della natura del contratto (che resta contratto di lavoro a progetto), piuttosto che il contratto certificato assume una valenza particolare rispetto a quello non certificato, per l’influenza di diversi fattori: la natura volontaria della certificazione, la richiesta congiunta delle parti (il procedimento deve concludersi entro 30 giorni dalla richiesta), la verifica ad opera delle Commissioni del contratto proposto. Appena certificato, il contratto esplica i propri effetti giuridici anche verso i terzi, fin quando sia stato accolto, con sentenza di merito, uno dei ricorsi giurisdizionali che la legge consente. Le Commissioni sono istituite presso gli enti bilaterali rappresentati dalle associazioni di datori e prestatori di lavoro nel territorio di riferimento o a livello nazionale, presso le Direzioni provinciali del lavoro, presso le Province, presso le università pubbliche e private registrate nell’Albo istituito e presso i Consigli provinciali dell’Ordine dei consulenti del lavoro per i contratti di lavoro instaurati nel territorio di riferimento.    

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