Italia, diritti umani a rischio

Pubblicato il 15 novembre 2008
Il giudice delle Corte europea dei diritti dell’uomo, Vladimiro Zagrebelsky, nel suo intervento alla Conferenza internazionale su “La crisi della giustizia civile in Italia: che fare?”, che si chiude oggi al Palazzo di Giustizia di Milano, ha affermato che l’Italia è fuori dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Non si può ritenere uno Stato di diritto poiché non assicura ai cittadini il diritto di accedere a un giudice e di ottenere una risposta in tempi certi. Si evidenzia che la Corte di Strasburgo è oberata dalle richieste di indennizzo provenienti dall’Italia per l’irragionevole durata dei processi. Zagrebelsky ha spiegato che la legge Pinto ha prodotto un circolo vizioso per cui le istanze presentate in base a tale legge rappresentano il 14% del carico di lavoro delle corti d’appello e che a Strasburgo pendono già un migliaio di ricorsi di cittadini sulla lentezza con cui vengono pagati dallo Stato italiano gli indennizzi riconosciuti da sentenze definitive.

Alcuni interventi per porre rimedio alla situazione attuale sono contenuti nel Ddl collegato alla Finanziaria 2009, al vaglio di Palazzo Madama, che opera modifiche al Codice di procedura civile. A tal proposito, il capogruppo del Pdl in Commissione Giustizia del Senato, Mugnai, ha dichiarato che “dovrà essere istituito un filtro per i ricorsi in Cassazione, dove pendono oltre 100mila fascicoli”. All’affermazione di Mugnai replica il consigliere della Suprema corte, Rordorf, che avverte che una griglia di questo tipo “se pur auspicabile, rischia di confliggere con l’articolo 111, comma 7, della Costituzione che ammette il ricorso per Cassazione avverso qualunque sentenza”.
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