La scelta del difensore affidata al passaparola

Pubblicato il 14 novembre 2008
Secondo un'indagine realizzata dal Censis, presentata al 29° Congresso forense di Bologna, le persone decidono di rivolgersi ad un avvocato o per una consulenza (50,5%) o per azionare una pretesa (62,3%) o come perché parte lesa (53,7%). La ricerca su “Il ruolo sociale dell'avvocatura italiana”, effettuata su un campione di 1.500 casi, è stata commissionata dal Cnf per sfatare alcuni miti e per conoscere i motivi che portano a scegliere un avvocato e al rapporto che lega i clienti ai propri legali. Oltre ai motivi classici come l'infortunistica (27%), le materie legate alla proprietà o all'affitto di immobili (25%), le questioni familiari (15,2%) ed i problemi di lavoro (18,3%), i motivi per cui si chiama l'avvocato spesso riguardano anche i rapporti con le banche (2,9%) o con le pubbliche amministrazioni (2,9%) o le materie di tipo societario (2,8%). Per l'individuazione del legale, i clienti preferiscono affidarsi alla fiducia e alla competenza ma anche all'immagine pubblica della persona. Il passaparola e le esperienze pregresse di parenti e conoscenti sono altrettanto determinanti.
Allegati
Condividi l'articolo
Potrebbe interessarti anche

Consulenti del lavoro: in scadenza la seconda rata contributiva all'ENPACL

20/06/2025

Controllo digitale sul lavoro: rischi e sfide del monitoraggio

20/06/2025

Bando Isi 2024: concluso click day del 19 giugno

20/06/2025

Tessere di identificazione dei lavoratori per rafforzare la sicurezza sul lavoro

20/06/2025

Bonus edilizi, la prima casa è agevolata

20/06/2025

Revoca delle dimissioni: iter, tempistiche e obblighi

20/06/2025

Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".

Leggi informativa sulla privacy