Nella battaglia per la restituzione degli sgravi sui contratti di formazione lavoro tra l’Istituto di previdenza nazionale e le aziende, un primo punto è stato segnato a vantaggio di quest’ultime. Ieri il Comitato amministratore del Fondo pensioni amministratori dipendenti ha di fatto accolto il ricorso di 312 aziende contro il recupero degli aiuti, imposto all’Italia da due sentenze della Corte di Giustizie Ue e da una decisione della Commissione. La questione è tutt’altro che chiusa: la delibera è stata immediatamente impugnata dal direttore generale dell’Inps, Vittorio Crecco, anche alla luce delle osservazioni del Collegio sindacale, che ha fatto esplicito richiamo alla legge 88/89, secondo la quale vi è la possibilità di sospendere le decisioni adottate dai Comitati “ove si evidenziano profili di illegittimità”. Il Consiglio di amministrazione dell’Istituto ha ora 90 giorni di tempo per pronunciarsi sulla questione, ponendo così la parola fine al contenzioso amministrativo avviato nel momento in cui centinaia di aziende hanno ricevuto le lettere con gli “avvisi bonari” dell’Inps per la restituzione degli sgravi. Due sono i possibili esiti: in caso di annullamento della delibera del Comitato e di respingimento dei ricorsi delle imprese, partirebbero le cartelle esattoriali e le imprese avrebbero 40 giorni per intraprendere la strada dei ricorsi giudiziari; in caso di via libera del CdA alla delibera del Comitato, allora potrebbe fare un nuovo ricorso alla Corte di Giustizia contro lo Stato italiano per mancata esecuzione della decisione C/128/2000 del 1999.
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