A termine un’assunzione su due

Pubblicato il 21 luglio 2008

Il trend degli ultimi anni manifesta nell’ambito del mercato del lavoro italiano una forte crescita del numero dei lavoratori assunti con contratto a tempo determinato. Per esempio, nel 2007 un addetto su due è stato reclutato con questa modalità, facendo così salire al 13,2% il numero degli assunti sul totale dei dipendenti. Lo scenario dovrebbe evolversi ulteriormente nei prossimi anni, considerando le novità normative introdotte, a tal proposito, dalla manovra d’estate (Dl 112/08) e dal maxiemendamento. Volendo fare un identikit del lavoratore a termine, emerge che al primo posto si trovano le donne, laureate, con meno di 30 anni. All’aumentare dell’età, invece, questo tipo di contratto si riduce, anche se nel 2007, l’occupazione flessibile è cresciuta soprattutto per gli over 35, mentre è rimasta stabile per i più giovani. Inoltre, il lavoro temporaneo è frequente tra gli occupati con titoli di studio elevati: oltre il 15% dei laureati e con formazione post-universitaria è assunto con contratto a tempo. Rispetto ai settori, si evidenzia che i lavoratori a termine sono impiegati soprattutto nell’agricoltura e nel settore alberghiero e della ristorazione; ma la formula è molto usata anche nell’istruzione, nella sanità, nei servizi sociali e nell’assistenza alle persone. A livello territoriale, il precariato è maggiormente concentrato nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord. Questo è il quadro che emerge dall’ultimo rapporto del Cnel sul mercato del lavoro.

Il contratto a tempo determinato è stato oggetto di molte sentenze della Corte di Cassazione; il monito più frequente arrivato dai giudici di legittimità è che il tempo determinato può essere utilizzato in alcuni casi per eludere l’applicazione del contratto a tempo indeterminato. Un esempio è arrivato dalla recente sentenza n. 9993/2008, che affronta il caso di un lavoratore a cui è stato prorogato il contratto a termine per ben dieci volte. I giudici si sono espressi circa l’inammissibilità di prorogare contratti a termine solo per consentire l’espletamento del servizio in periodi di punte stagionali di attività, ribadendo che affinché la proroga del contratto a termine sia legittima è necessario che le esigenze che la giustificano siano diverse da quelle poste inizialmente a sostegno del contratto.

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