Al datore di lavoro l’onere di provare la non adozione di politiche discriminatorie in materia di assunzioni

Pubblicato il 26 aprile 2013 È sempre onere del datore di lavoro dimostrare di non attuare politiche discriminatorie in materia di parità di trattamento di occupazione che siano in aperto contrasto con la direttiva Ue dedicata all'argomento (Direttiva 2000/78/Ce).

La precisazione viene offerta dalla Corte di Giustizia Ue, con la sentenza depositata il 25 aprile 2013 relativa alla causa C-81/12, con cui vengono condannate le dichiarazioni di un datore di lavoro (patron di una squadra di calcio professionistica) accusato di aver adottato una politica di assunzioni discriminatoria nei confronti di alcuni giocatori omosessuali.

La direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro stabilisce un quadro generale per la lotta alle discriminazioni fondate sulla religione, convinzioni personali, handicap, età e non da meno tendenze sessuali. Pertanto, quando è facilmente dimostrabile dinanzi alle autorità giudiziarie che vi è stata una discriminazione di tal genere, l’onere della prova ricade sempre sui convenuti. Spetta a quest’ultimi, infatti, dimostrare che nonostante tale apparenza di discriminazione, non si è verificata alcuna violazione del principio della parità di trattamento.
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