Anche per i giudici difficile licenziare gli statali assenteisti

Pubblicato il 16 giugno 2008
Finora i licenziamenti nel settore pubblico erano del tutto rari. Sembra, tuttavia, che negli ultimi tempi il vento stia cambiando: a Milano, l'azienda di trasporti ha avviato una procedura di licenziamento per 9 dipendenti che non svolgevano le proprie mansioni; un impiegato del Comune di Padova è stato punito perché dormiva in ufficio; a Taranto un dipendente dell'acquedotto pugliese è stato oggetto di un provvedimento poiché timbrava il cartellino all'inizio e alla fine della giornata ma durante tutto il tempo non era presente a lavoro. Già nell'estate 2007 la Provincia di Bolzano e la Regione Lombardia avevano avanzato provvedimenti disciplinari nei confronti di alcuni impiegati. Agecontrol, verso la fine del 2007, aveva licenziato tre ispettori condannati per concorso in concussione ma ha dovuto poi reintegrare gli stessi a seguito di pronuncia del Tribunale di Lavoro di Palermo. La Corte di Cassazione, in una delle poche occasioni in cui si è trovata a decidere in materia (sent. n. 16291/04) ha confermato il licenziamento effettuato dalle Poste nei confronti di un dipendente trovato in possesso di un'ingente quantità di droga leggera. Secondo la Suprema Corte, il licenziamento per giusta causa è legittimo se la mancanza del lavoratore sia talmente grave da incidere sul rapporto fiduciario col datore. Per gli stessi motivi, la Corte di legittimità ha confermato sia la condanna per appropriazione indebita perpetrata da una dipendente Inail (sentenza n. 22614/07) sia il licenziamento di alcuni medici che avevano indirizzato i pazienti dell'ospedale pubblico a una clinica privata asserendo “la mancanza di posti” (sentenza n. 25267/07).
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