Assonime, Rapporto sulle infrastrutture. Riforma del Codice appalti

Pubblicato il 15 dicembre 2018

Sul complesso tema delle infrastrutture e del loro miglioramento è intervenuta anche Assonime con il Rapporto "Politica delle infrastrutture e degli investimenti: come migliorare il contesto italiano", coordinato da Gaetano Maccaferri, con il quale vengono affrontati molti aspetti di attualità e avanzata anche una proposta complessiva.

Il Rapporto del Gruppo di lavoro di Giunta è diviso in due parti. Nella prima parte, viene analizzato l'andamento degli investimenti in infrastrutture negli ultimi anni e viene proposta una visione integrata per lo sviluppo infrastrutturale del Paese, distinguendo tra le priorità nell'immediato e gli obiettivi strategici su un orizzonte più ampio. Nella seconda parte sono discussi alcuni dei principali blocchi istituzionali che frenano lo sviluppo del settore e sono formulate alcune proposte su come rimuoverli.

Proposta di modifica del Codice Appalti

L’Associazione propone, infatti, una riforma del Codice degli appalti, senza però ripartire da zero, ma procedendo con le giuste modifiche.

Si legge, infatti, nel rapporto che “sostituire il codice con un diverso corpo normativo creerebbe ulteriori discontinuità e incertezze (…) e non sembra una soluzione desiderabile. Al contrario possono essere utili modifiche mirate del codice volte a rimuovere il gold plating che aumenta ingiustificatamente la complessità delle procedure rispetto a quanto richiesto dalle direttive, ad esempio in materia di subappalti”.

In questa ottica, quindi, Assonime auspica che, una volta completata l’adozione delle misure attuative di natura regolamentare, si possa arrivare ad “un testo unico che riunisca le norme di fonte secondaria”.

Perciò, conclude Gaetano Maccaferri “se veramente il Governo vuole raggiungere gli obiettivi di crescita economica che ha posto alla base del Def, la priorità è promuovere opere che da subito abbiano un impatto sulla ripresa dell’economia e sulla sicurezza dei cittadini. Occorrono sia interventi diffusi di manutenzione sul territorio, con un focus sulla viabilità, sulla sicurezza, sulla difesa del suolo e sulle infrastrutture sociali, sia il rapido completamento delle opere già avviate o pronte ad essere cantierate. Non si tratta di scegliere a priori tra piccole e grandi opere: al Paese servono entrambe”.

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