Autoriciclaggio: no al concorso per il commercialista che facilita il riciclo di denaro illecito

Pubblicato il 19 aprile 2018

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17235 della Seconda sezione penale depositata il 18 aprile, interviene per la prima volta sul tema dell’autoriciclaggio, dopo l’introduzione di questo nuovo reato nel nostro ordinamento, a seguito dell’inserimento dell’articolo 648- ter nel Codice penale.

Tale articolo è stato aggiunto al Codice proprio affinché il nostro Paese potesse adeguarsi alla normativa europea, con la conseguente condanna delle condotte di autoriciclaggio che prima del 2015 non costituivano reato.

Ora la Suprema Corte, intervenendo sul caso di una commercialista che giovandosi dello scudo fiscale ha posto in essere una serie di operazioni commerciali, finanziarie e societarie, per consentire di far rientrare in Italia somme considerevoli e di provenienza illecita di un proprio assistito, delinea una netta distinzione tra chi compie operazioni di riciclaggio per sé, ricadendo nella nuova fattispecie dell’autoriciclaggio, e chi, invece, concorre a reinvestire il denaro illecito di altra persona, agevolandolo in tale attività.

Autoriciclaggio solo per chi agisce per sé

Secondo quanto si evince dalla sentenza n. 17235/2018 è possibile fare una netta distinzione tra chi ricicla per sé compiendo autoriciclaggio e chi, invece, aiuta a reinvestire i soldi sporchi altrui.

Nel primo caso, se il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione di un delitto non colposo, vengono impiegati, sostituiti, trasferiti, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative dal medesimo soggetto che abbia commesso o concorso a commettere il delitto presupposto, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza illecita, si applica l’articolo 648-ter del Codice penale (autoriciclaggio). Mentre, se le stesse condotte vengono poste in essere da un altro soggetto, possono trovare applicazione reati diversi, a seconda dei casi, come per esempio i reati di ricettazione, riciclaggio o reimpiego di denaro, beni o altre utilità di provenienza illecita.

Più grave la colpa del commercialista che aiuta a riciclare

Pertanto, colui che ha aiutato a commettere il reato di reinvestire i denari illeciti deve rispondere di una pena più grave, come quella del riciclaggio.

Secondo i Giudici, infatti, chi agevola deve essere punito più gravemente di quanto non avverrebbe in applicazione delle norme sul concorso del reato e in modo autonomo, continuando a rispondere del reato di riciclaggio e non del meno grave concorso nell’autoriciclaggio. Ciò in quanto, secondo la Corte di Cassazione, il nuovo articolo 648-ter.1. c.p. prevede e punisce unicamente quelle condotte che in precedenza non potevano integrare un reato.

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