CCNL più rappresentativo, decide il vicino di casa

Pubblicato il 01 marzo 2018

Ogni volta che ci si trova a dover scegliere quale contratto collettivo applicare sorgono grattacapi che paiono spesso irrisolvibili. Forse proprio per questo i guru dello ius laboris hanno deciso di riunirsi in un convegno che possa finalmente chiarire a tutti gli operatori come destreggiarsi in materia.

La sala è gremita in ogni ordine di posto. Sul palco rialzato si staglia ben illuminato il tavolo dei conferenzieri. Sindacalisti, professionisti, vertici degli organi di vigilanza, emissari del Governo, giuslavoristi di fama, cultori della materia: tutte le parti hanno un rappresentante di spicco pronto a fornire il proprio contributo alla discussione. Il dibattito è acceso, i relatori sono preparatissimi.

“Per dirimere definitivamente la questione partiamo dalle ultime istruzioni diramate dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL, Circolare n. 3 del 25/01/2018) – chiosa un super esperto in materia – Chi adotta contratti collettivi sottoscritti da organizzazioni sindacali prive del requisito della rappresentatività non può concludere contratti di prossimità, fruire di benefici normativi e contributivi o siglare accordi di secondo livello per modificare istituti contrattuali come ad esempio l’apprendistato”. Intervento secco, deciso, di chi sa il fatto suo e non ammette repliche. Forse siamo alle battute conclusive.

In platea però si alza la mano di una persona che potremmo definire il classico “quisque de populo”, l’uomo della strada, il più tipico esempio del cosiddetto non addetto …ai lavori: “Scusate, ma come si misura la rappresentatività di una sigla sindacale?”. La domanda scatena il caos, le voci si sovrappongono, i convenuti sbraitano, gesticolano.

Dopo un po’, ristabilita la calma, prende la parola un navigato giuslavorista: “Allo stato attuale non esiste un criterio oggettivo per misurare la rappresentatività di una sigla sindacale, per la giurisprudenza si deve operare per fatto notorio…”. “Cioè?”, ribatte prontamente l’interlocutore in platea. “Il fatto notorio è un dato di fatto che l’uomo medio conosce come dato nozionistico comune e generale – replica stizzito il luminare – Visto che lei rappresenta l’uomo qualunque, se la smetta di importunare i professori e ci dia delle risposte!”.

Le considerazioni espresse sono frutto esclusivo dell’opinione degli autori e non impegnano l’amministrazione di appartenenza

Ogni riferimento a persone esistenti e/o a fatti realmente accaduti è puramente casuale

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