CNEL-INPS, presentato il codice unico dei contratti

Pubblicato il 07 dicembre 2021

Presentato a Roma, al CNEL, il codice alfanumerico unico dei contratti collettivi nazionali di lavoro, istituito dalla L. n. 120/2020 (cd. “Decreto Semplificazioni”) che ne assegna l’attribuzione al CNEL, che cura e gestisce l’Archivio nazionale dei contratti di lavoro pubblici e privati. Alla conferenza stampa sono intervenuti: il presidente CNEL Tiziano Treu, il presidente INPS Pasquale Tridico, il capo di gabinetto del Ministero del Lavoro Elisabetta Cesqui e, in videocollegamento, il direttore dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro Bruno Giordano.

In base a quanto previsto dall’art. 16-quater, nelle comunicazioni obbligatorie al Ministero del Lavoro e nelle denunce retributive mensili inviate all’INPS, il dato relativo al contratto collettivo nazionale applicato al lavoratore deve essere indicato tramite il codice alfanumerico unico attribuito dal CNEL.

A specificarlo è il CNEL, con il comunicato stampa del 6 dicembre 2021.

Codice unico dei contratti, le comunicazioni mensili dei datori di lavoro

La circolare INPS n. 170 del 12 novembre 2021 fornisce le indicazioni sulle comunicazioni mensili dei datori di lavoro con matricola DM (posizione contributiva) che applicano il CCNL del settore privato. È previsto, inoltre, il passaggio sul flusso Uniemens al codice alfanumerico unico del CNEL, fornendo le relative indicazioni operative per la sua valorizzazione.

Questo passaggio prevede un periodo di transizione, di durata bimestrale (competenze di dicembre 2021 e gennaio 2022), in cui sarà permesso utilizzare anche il codice INPS, per dare modo ai datori di lavoro, ai consulenti/intermediari e ai loro applicativi di adeguarsi al nuovo codice. Dalla competenza di febbraio 2022, la trasmissione del dato relativo al CCNL avverrà esclusivamente mediante il codice alfanumerico unico attribuito dal CNEL.

Codice unico dei contratti, costituzione di un’anagrafe comune

Obiettivo della collaborazione inter-istituzionale è la costituzione di un’anagrafe comune dei contratti collettivi organizzata in un’ottica di servizio pubblico e trasparenza.

La struttura del codice unico può essere utilizzata anche come base di riferimento per ridisegnare i settori produttivi e i rispettivi confini, e per associare i codici CNEL dei CCNL ai codici Ateco delle attività fino alla sesta cifra. Il codice unico già consente di abbinare a ciascun contratto reperibile nell’archivio del CNEL il numero di lavoratori dipendenti ai quali è applicato, rilevato sulla base del flusso di comunicazioni Uniemens che i datori di lavoro trasmettono all’INPS.

Codice unico dei contratti, la posizione del CNEL e dell’INPS

Un’unica banca dati che identifichi i contratti e li classifichi è una novità epocale per il nostro Paese - ha detto il presidente CNEL Treu - Vorremmo usare questo strumento nuovo per rendere pubblica la grande varietà di contratti ma soprattutto la disparità di applicazione di tutele e clausole. Più di un terzo dei CCNL depositati nell’Archivio CNEL, infatti, è sottoscritta da organizzazioni non rappresentate nel CNEL e copre pochissimi lavoratori. Il codice unico ci consente di fare un passo avanti storico perché permetterà di approfondire anche i contenuti di ogni contratto. Per la prima volta, e grazie all’unione delle banche dati, gli accordi che presentano elementi sospetti, d’accordo con INPS, li segnaleremo all’INL”.

Per il presidente INPS Tridico, “la circolare Inps che recepisce il codice unico è un importante evento normativo e rappresenta un passo avanti notevole per tre motivi: semplifica l’identificazione, non avremo più alcun lavoratore senza codice e si facilita la lotta all’evasione contributiva. Sarà quanto mai opportuno, poi, un intervento normativo da una parte sui minimi legali, dall'altra sulla rappresentanza contrattuale, con l'obiettivo di arginare il dumping sociale. Il numero dei CCNL è cresciuto negli ultimi anni in modo esponenziale, molto superiore a quello che potrebbe essere se si facesse riferimento a criteri di rappresentanza di buon senso. Oggi i contratti maggiormente rappresentativi sono minoranza rispetto a quelli non rappresentativi. La conseguenza della proliferazione dei CCNL porta alla riduzione di salari e tutele”.

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