Commercialista Informare è un dovere

Pubblicato il 24 giugno 2016

Nello svolgere la sua attività di consulenza, il commercialista deve agire nel rispetto del pieno dovere di diligenza, che impone di valutare anche le questioni che non rientrano specificatamente nell'ambito della propria attività professionale e, dunque, di fornire al cliente tutte le informazioni utili di sua competenza e di sua conoscenza.

Pertanto, è condannabile il professionista che non ha suggerito al proprio cliente l'impugnazione in Cassazione di una sentenza sfavorevole emessa dal giudice di merito. Il commercialista ne risponde in sede civile.

Tale principio è stato sancito dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 13007 del 23 giugno 2016, con la quale viene confermato un precedente orientamento della Suprema Corte, che aveva condannato un ragioniere per non aver prospettato al proprio cliente la possibilità di aderire al condono.

Il fatto

Un commercialista è stato chiamato in giudizio per l'accertamento della responsabilità professionale e il conseguente pagamento delle somme imputate al proprio cliente, che lo aveva incaricato di prestargli consulenza contro un avviso di accertamento confermato in sede di appello, oltre al risarcimento degli ulteriori danni.

Il professionista, però, non si è attivato nei termini per l'impugnazione in Cassazione, lasciando il proprio cliente senza chiarimenti e indicazioni su come procedere, tanto che la decisione a lui sfavorevole e divetua definitiva.

Dovere di diligenza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del clinete che sosteneva di aver affidato al professionista una consulenza tecnico-giuridica finalizzata proprio a conoscere i rimedi per la tutela dei propri diritti ritenuti lesi con l’atto impositivo dell’Amministrazione finanziaria.

La Corte fonda la propria motivazione sul dovere di diligenza che è alla base dell'attività professionale e che come disciplinato dall'articolo 1176, comma 2, e 2236 Codice civile deve valutarsi con riguardo alla natura dell'attività esercitata.

Pertanto, nel caso specifico di una consulenza tecnico-giuridica, il professionista sarebbe stato incaricato di un onere informativo specifico sull'esistenza del rimedio del ricorso in Cassazione, dei termini e delle modalità per la sua proposizione e dell'eventuale necessità di rivolgersi ad un avvocato abilitato per tali controversie.

In altri termini, la consulenza richiesta al commercialista presuppone, sulla base del dovere di diligenza professionale, per lo stesso l’obbligo di fornire tutte le informazioni utili di propria diretta competenza, oltre che gli elementi di cui è a conoscenza al fine di consentire al cliente un’autonoma decisione, ed eventualmente fosse necessario rivolgersi ad altro professionista per il successivo contenzioso.

Conclude, così, la sentenza n. 13007/2016: il fatto che il commercialista non fosse abilitato a promuovere ricorso in Cassazione non può far escludere la sua responsabilità.

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