Compliance. Comunicazioni Iva omesse, in arrivo le lettere del Fisco

Pubblicato il 18 novembre 2019

In arrivo 55mila lettere di compliance da parte dell’Agenzia delle Entrate, che sono state emesse tendo conto dei dati della fattura elettronica e dell’esterometro.

Questi dati hanno permesso al Fisco di effettuare incroci in tempo quasi reale con i dati trimestrali sulle liquidazioni via. L’Agenzia punta ad inviare, entro il 2019, circa 1,8 milioni di lettere per invitare il contribuente a motivare o ravvedere i propri comportamenti in termini di maggiore compliance sull’Iva.

Il numero record di lettere inviate rispetto al passato è da attribuire all’utilizzo dei big data Iva, ossia al raggruppamento e all’immagazzinamento di ampi volumi di informazioni che, per la prima volta, in modalità massiva, vengono utilizzate dal Fisco.

Cooperative compliance, invito al ravvedimento

L’obiettivo dell’Agenzia è quello di sollecitare il ravvedimento spontaneo del contribuente, ossia invitarlo a presentare la comunicazione entro il prossimo 30 aprile (termine per la dichiarazione Iva annuale), pagando le sanzioni per l’omesso invio e l’Iva eventualmente dovuta, sempre con sanzioni e interessi.

Il vantaggio per il contribuente che aderisce spontaneamente alla compliance con il Fisco è quello di ricevere uno sconto sulla multa applicata, che sarà tanto maggiore quanto prima ci si attiva nell’adempimento, secondo le regole del ravvedimento operoso.

Cooperative compliance, controlli su omesso invio delle comunicazioni Iva

I destinatari delle lettere saranno imprese, professionisti e lavoratori autonomi, che hanno emesso fatture in formato digitale Xml senza poi presentare la comunicazione della liquidazione periodica Iva per il primo ed il secondo trimestre del 2019 e, dunque, tendenzialmente senza versare l’Imposta.

I controlli dell’Amministrazione finanziaria si sono concentrati sui contribuenti che hanno inviato la fattura elettronica allo SDI entro il 30 giugno 2019 e anche su coloro che hanno presentato l’esterometro per documentare operazioni con soggetti stranieri (per le quali è ancora ammessa la fattura cartacea).

Per la prima volta, quindi, le fatture elettroniche presenti nell’archivio del Fisco vengono utilizzate per individuare possibili casi di evasione fiscale.

A partire dal prossimo gennaio, a ciò si aggiungeranno anche i dati degli scontrini elettronici, dopo la prima fase dell’obbligo scattata a luglio solo per alcune categorie di contribuenti (quelli con volume d’affari oltre 400 mila euro).

Cooperative compliance, ravvedimento operoso o segnalazione di dati non noti

Coloro che riceveranno le lettere di compliance entro fine anno potranno seguire due strade per mettersi in regola: pagare il dovuto al Fisco oppure segnalare eventuali dati non conosciuti all’Agenzia delle Entrate.

La prima via per il soggetto passivo Iva che riceverà la lettera è quella di regolarizzare eventuali errori o omissioni commesse in relazione all’invio delle comunicazioni Iva trimestrali, beneficiando del ravvedimento operoso. Innanzitutto si dovrà inviare la comunicazione entro il prossimo 30 aprile 2020 o, in alternativa, si dovranno riportare i dati corretti direttamente nella dichiarazione Iva 2020, ottenendo così una riduzione delle sanzioni applicate.

L’alternativa al pagamento è quella della giustificazione. Il contribuente potrà infatti richiedere informazioni ovvero segnalare all’Agenzia eventuali elementi, fatti e circostanze dalla stessa non conosciuti, come inesattezze nei dati delle fatture contestate, tramite il canale di assistenza CIVIS.

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