Controlli fiscali 2025: il Fisco stringe sui patrimoni esteri e residenze fittizie

Pubblicato il 06 maggio 2025

La Direttiva per i controlli fiscali 2025 dell’Agenzia delle Entrate segna un cambiamento significativo nell'approccio dell'amministrazione finanziaria italiana al contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale internazionale.

Superando la tradizionale verifica formale della compilazione del quadro RW, l'Agenzia adotta una strategia basata su un'analisi sostanziale della coerenza tra i redditi dichiarati in Italia e i patrimoni detenuti all'estero.

La direttiva individua come priorità strategica il contrasto a fenomeni di evasione e pianificazione fiscale aggressiva a livello internazionale, mirando a:

Patrimoni esteri: superamento della sola verifica formale

Il documento chiarisce che l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate non può limitarsi alle irregolarità dovute all’omessa o parziale compilazione del quadro RW. Occorre invece considerare anche la corretta indicazione complessiva dei redditi che hanno permesso la formazione di disponibilità patrimoniali all’estero.

In sostanza, l’obiettivo dell’amministrazione finanziaria è accertare:

La Direttiva per i controlli 2025 segna una svolta rispetto agli approcci adottati in passato: si abbandona una logica incentrata unicamente sul rispetto delle regole dichiarative per adottare un metodo ispettivo basato su elementi concreti e consistenza economica.

Il fulcro dell’azione è rappresentato dal riscontro tra le entrate dichiarate in Italia e i valori patrimoniali detenuti all’estero, con l’obiettivo di individuare con precisione discrepanze e situazioni anomale.

Verifiche su successioni e donazioni: focus esteso sui trasferimenti patrimoniali

Inoltre, la Direttiva sottolinea l’importanza di non trascurare le operazioni legate a successioni o trasferimenti a titolo gratuito, in quanto rilevanti per verificare il corretto pagamento delle imposte collegate.

Il campo d’azione viene così esteso anche ai passaggi di patrimonio derivanti da eredità o donazioni, con l’intento di individuare eventuali omissioni fiscali nei casi in cui tali trasferimenti non siano stati pienamente dichiarati.

La normativa richiama l’attenzione degli uffici sulla necessità di controllare non solo la presenza delle dichiarazioni relative a questi atti, ma anche la corretta applicazione delle regole tributarie, soprattutto quando si tratta di beni situati al di fuori del territorio nazionale.

Questo approccio mira a contrastare eventuali tentativi di sottrarsi al pagamento dell’imposta su successioni e donazioni.

Selezione mirata dei contribuenti a rischio: strumenti e strategie

L’individuazione dei soggetti potenzialmente inadempienti si basa su un approccio integrato che sfrutta le informazioni provenienti da banche dati nazionali e dai canali di cooperazione internazionale. Un ruolo centrale è svolto dallo scambio automatico di dati disciplinato dalle direttive DAC1 e DAC2, conosciuto anche come Common Reporting Standard (CRS), nonché dalle segnalazioni obbligatorie previste dalla DAC6 in relazione a schemi transfrontalieri, e dai dati raccolti nell’Archivio dei rapporti finanziari.

Secondo quanto riportato nella Direttiva, questi strumenti permettono di affinare progressivamente il processo di selezione, rendendo più mirato il controllo nei confronti di contribuenti che omettono in tutto o in parte la dichiarazione di immobili e investimenti esteri o che risultano titolari di capitali dall’origine poco chiara.

Operativamente, l’Agenzia ha annunciato che verranno trasmesse agli uffici periferici liste di contribuenti con elevato profilo di rischio relative agli anni fiscali 2019, 2020 e 2021. Questi elenchi sono costruiti sulla base delle informazioni ottenute tramite cooperazione internazionale e includono:

L’infrastruttura informativa dell’Agenzia è stata ulteriormente rafforzata per migliorare l’analisi del rischio fiscale. Grazie all’incrocio di dati da fonti diverse, l’Amministrazione è ora in grado di individuare con maggiore precisione:

Le posizioni identificate vengono suddivise in due grandi categorie:

Controllo sulle residenze fittizie: analisi dei legami reali con l’Italia

Un elemento centrale della nuova strategia di vigilanza fiscale riguarda il fenomeno delle residenze fittizie, indicato esplicitamente tra le priorità dell’Amministrazione.

L’Agenzia delle Entrate intende rafforzare l’attività di individuazione di quei contribuenti che, pur avendo trasferito formalmente la propria residenza fuori dall’Italia, mantengono in realtà connessioni economiche e personali prevalenti nel territorio nazionale.

L’approccio ispettivo sarà condotto sia a livello centrale che locale, con focus su aspetti concreti della vita del contribuente. Verranno considerati elementi quali la reale permanenza all’estero, il luogo in cui si svolgono le principali attività economiche, la sede effettiva degli interessi personali e la sostanza delle operazioni svolte oltreconfine.

L’obiettivo è quello di verificare la veridicità della residenza dichiarata, superando l’aspetto formale per concentrarsi sul comportamento effettivo e sulla collocazione reale della vita personale e professionale del soggetto.

Sorveglianza sui meccanismi transfrontalieri e strutture opache

La Direttiva ribadisce l’importanza dell’applicazione della normativa europea 2018/822 (nota come DAC6), che impone a professionisti, consulenti fiscali e contribuenti l’obbligo di segnalare all’Amministrazione tributaria i meccanismi internazionali che potrebbero avere finalità elusive.

L’Agenzia delle Entrate concentra l’attenzione, in particolare, su quelle strutture che:

Questi schemi, rientranti nella categoria denominata “hallmark D”, vengono considerati ad alto rischio.

Gli uffici fiscali che, durante le attività di verifica ordinaria, individuino tali assetti sono tenuti a inoltrare segnalazioni al reparto preposto al contrasto degli illeciti internazionali, così da permettere l’eventuale avvio di controlli specifici, anche di carattere centralizzato o con un coordinamento nazionale.

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