Convegno annuale Unione nazionale amministrativisti, sui beni cultuali

Pubblicato il 28 ottobre 2017

E’ in corso a Ravello, dal 27 al 29 ottobre 2017, il Convegno annuale dell’Unione nazionale Avvocati Amministrativisti, dedicato ai beni culturali tra Diritto ed economia, tra centro e periferia; organizzato dalla Camera amministrativa salernitana e dalla Camera amministrativa e comunitaria della Campania.

Riforma beni culturali in atto, l’avvocato come risorsa

La riforma dell’amministrazione dei beni culturali va portata avanti, perché può costituire un modello per rendere più moderno ed efficiente l’intero apparato pubblico”, sottolinea il presidente dell’Unione nazionale Avvocati Amministrativisti Umberto Fantigrossi, intervenuto nella giornata del 28 ottobre 2017, che ha visto protagonisti anche il Presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno e lo stesso ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini.

Amministrativisti, professionisti del ricorso

Noi siamo i professionisti del ricorso”, ha sottolineato il presidente della Camera amministrativa e comunitaria della Campania Luigi D’Angiolella al Convegno, smentendo la locuzione – a suo dire impropriamente rappresentata dalla stessa categoria forense - per cui “lavorerebbero più gli avvocati che gli ingegneri negli appalti pubblici”. Invero – afferma - se si guardassero i bassissimi numeri degli appalti che in Italia vanno davanti ai Tar e le percentuali di accoglimento, non si potrebbe che prendere atto del contrario. “Curare il paesaggio - ha poi aggiunto D'Angiolella - vuol dire rinforzarlo. L'Italia è un museo a cielo aperto, vanno svolti investimenti importanti per salvaguardare il nostro patrimonio culturale”.

Ed ancora, “i beni culturali sono attraversati da un percorso di riforma che, se andrà a buon fine, sarà un modello virtuoso nella pubblica amministrazione italiana”, ha sottolineato il presidente dell’Unaa Umberto Fantigrossi, che ha inoltre aggiunto: “Su un bene culturale, centro e periferia non possono che essere insieme. Tradurre nelle politiche i beni culturali come bene comune è la strada giusta, così come la trasformazione delle regole in risorse. E il diritto è la possibile soluzione se si esce dall’autoreferenzialità. L’avvocato, oggi mal percepito nella società – conclude Fantigrossi - deve essere una risorsa con la sua competenza in quei processi per il bene comune; processi che hanno ad oggetto il paesaggio e i beni culturali”.

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