Ddl concorrenza. Le liberalizzazioni non piacciono alle libere professioni

Pubblicato il 25 febbraio 2015 Si prospetta un iter parlamentare lungo per il Ddl sulla concorrenza, approvato lo scorso 20 febbraio dal Consiglio dei ministri, e subito finito al centro di una grossa polemica che vede protagonista in primo luogo le rappresentanze delle varie categorie professionali. Il provvedimento, che ora passa all'esame delle Camere, ha come obiettivo quello "di stimolare la crescita economica frenata dalla scarsa concorrenza nel settore dei servizi".

Al di là del nome che porta il disegno di legge, tutte le misure in esso contenute sembrano, però, ostacolare più che incentivare la concorrenza e la liberalizzazione dei vari settori che, almeno in teoria, dovrebbero invece essere rivoluzionati dal pacchetto di misure a sostengo della concorrenza.

Le prime reazioni, dunque, non sono tardate ad arrivare ed hanno visto in primo piano tutte le categorie professionali, sia economico-legali che tecniche.

Il malcontento

Commercialisti - È il principio che regola la modalità di semplificazione/liberalizzazione delle professioni a non essere apprezzato. Secondo il presidente della categoria, Gerardo Longobardi, “le misure volte a favorire la liberalizzazione delle professioni penalizzano alcune categorie e ne avvantaggiano altre, senza perseguire l'obiettivo della semplificazione. È quindi una semplificazione a somma zero. Per contro, nonostante la volontà di favorire il consumatore, il ddl lo priva di qualsiasi tutela circa la garanzia del rispetto delle condizioni minime imposte dalla legge”.

Nello specifico, i commercialisti contestano la loro esclusione dagli accordi che hanno per oggetto il trasferimento di beni immobili ad uso non abitativo il cui valore catastale non superi i 100 mila euro, la cui autenticazione viene consentita ai soli avvocati.

Analogamente non piacciono le nuove regole di deregulation relative agli atti di trasferimento di partecipazioni di Srl che possono  compromettere la certezza e la qualità del servizio ora fornito solo da notai e commercialisti.

Notai – La categoria appare a prima vista la più colpita dal provvedimento tanto che lo stesso Consiglio del notariato ha richiesto un incontro urgente con il ministro della Giustizia Orlando dal momento che il Ddl prevede minori garanzie sull’ambito territoriale oltre che l’eliminazione del controllo preventivo di legalità da parte dei notai sulle le transazioni relative a beni immobili a uso non abitativo fino a 100mila euro di valore catastale e sulla costituzione delle Srl semplificate e delle società semplici.

Secondo quanto riportato in una nota del Consiglio nazionale tutto ciò “con potenziali effetti distorsivi della concorrenza, che alterano il mercato e creano condizioni di svantaggio competitivo in danno dell’utenza”.

Avvocati – Dal canto loro i legali se, da una parte, sono allettati dalla possibilità di stipulare atti di compravendita immobiliare per l’uso non abitativo e sotto i 100mila euro di valore catastale – cosa che potrebbe far prospettare la possibilità di società multiprofessionali – dall’altra parte, vedono con criticità l’obbligo di preventivo loro imposto, data la difficoltà di fare previsioni attendibili “visto i tempi e le storture della giustizia”, così come pure critici appaino verso il “pacchetto” Rc auto, che prevede l’obbligo di indicare i testimoni, in caso di incidenti con soli danni alle cose, non oltre il momento della denuncia.
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