La stretta sui contratti a termine prende di mira non solo i nuovi contratti, ma anche quelli in corso in caso di proroghe e rinnovi. La nuova disciplina verrà applicata anche ai rapporti di lavoro a tempo determinato tra lavoratore ed agenzia di somministrazione, ad esclusione delle norme sui limiti percentuali e sul diritto di precedenza.
Le novità si applicheranno solo al lavoro privato.
Il decreto-legge dignità è un segnale molto negativo per il mondo delle imprese. È il primo commento di Confindustria.
“Mentre i dati Istat raccontano un mercato del lavoro in crescita, il Governo innesta la retromarcia rispetto ad alcune innovazioni che hanno contribuito a quella crescita. Peraltro, le nuove regole saranno poco utili rispetto all’obiettivo dichiarato – contrastare la precarietà – perché l’incidenza dei contratti a termine sul totale degli occupati è, in Italia, in linea con la media europea. Il risultato sarà di avere meno lavoro, non meno precarietà”.
Anche la stretta in tema di delocalizzazioni è criticabile.
“L’Italia è un grande Paese industriale, la seconda potenza manifatturiera in Europa dopo la Germania, e avrebbe bisogno di regole per attrarre gli investimenti, interni ed esteri. Quelle scritte ieri, invece, gli investimenti rischiano di disincentivarli. Sia chiaro: colpire duramente i comportamenti opportunistici di chi assume un impegno con lo Stato e poi non lo mantiene è un obiettivo che condividiamo. Ma revocare gli incentivi per colpire situazioni di effettiva distrazione di attività produttive e di basi occupazionali dall’Italia è un conto; altro è, invece, disegnare regole punitive e dalla portata tanto ampia quanto generica”.
Il presidente Carlo Sangalli spiega: “...la stretta sui contratti a termine aggrava costi, incertezze e rischi di contenzioso, ma non può certo dare impulso ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato...Se, nelle intenzioni del Governo c’era quella di favorire la creazione di nuova occupazione, mi pare che si vada invece nella direzione opposta”.
Per il presidente Giorgio Merletti "il diritto a un lavoro dignitoso non si difende con nuova burocrazia e nuovi costi a carico delle imprese... anziché alzare barriere, occorre piuttosto puntare sulla qualificazione dei lavoratori”.
Giudizio positivo, invece, sulle misure per le imprese che delocalizzano: un segnale importante per difendere il valore della produzione e del lavoro realizzati in Italia.
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