DEF, apertura flessibilità in uscita

Pubblicato il 20 aprile 2016

Durante l'audizione sul DEF del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, è emerso il tema della flessibilità del pensionamento.

Ad evidenziare la necessità di un intervento, magari nella prossima legge di Bilancio, il presidente Inps, Tito Boeri, per il quale una maggiore flessibilità in uscita serve “ora e non tra cinque anni”. La flessibilità in uscita aiuterebbe nuove assunzioni. Il presidente Boeri ammonisce che, dati alla mano, la generazione del 1980 rischia di andare in pensione con un ritardo fino a 5 anni, arrivando così a 75 anni di età per il pensionamento, a causa dei vuoti di contribuzione dovuti alla precarietà dell’impiego.

E la risposta del ministro è che ci sono margini per aperture: “Ci sono sia sugli strumenti che sugli incentivi e sui legami tra sistema pensionistico e mercato del lavoro per migliorare le opportunità sia per chi sta per andare in pensione sia per chi deve entrare nel mondo del lavoro”. Il ministro si dice favorevole a un ragionamento complesso: “sono sicuramente aperto a fonti di finanziamento complementari che si possono studiare”.

Il tema scottante delle clausole di salvaguardia

L'idea del Governo, nella prossima legge di Stabilità, è quella di sterilizzare le odiate clausole di salvaguardia, che dovrebbero essere operative nel 2017, con una manovra alternativa che punti su spending review e lotta all’evasione e all’elusione fiscale. In proposito, si registra il parere della Corte dei Conti che reputa le clausole di salvaguardia difficili da sterilizzare, specie con le misure indicate dal ministro: la Spending review è esigua e la lotta all'evasione fumosa.

Il Governo sta, inoltre, lavorando sulla possibilità di introdurre una digital tax, richiesta all’interno della maggioranza: “è una tassa complicata ma stiamo considerando anche questo aspetto”.

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