E’ violenza assistita, se il padre maltratta la madre in presenza dei figli

Pubblicato il 30 gennaio 2015 Integra il reato di cui all’art. 572 c. p. ai danni dei figli (c.d. violenza assistita), la condotta di maltrattamento di un coniuge nei confronti dell’altro, laddove i figli medesimi ne siano “sistematici spettatori”.

Si è così pronunciata la Corte di Cassazione, Sesta sezione penale, con sentenza n. 4332 depositata il 29 gennaio 2015, a fronte dell’impugnazione presentata dal P.M. avverso una decisione del Tribunale del riesame.

In particolare, mediante il provvedimento impugnato, veniva disposto l’annullamento di un'ordinanza cautelare nei confronti di un imputato, accusato per aver in più occasioni maltrattato la moglie in presenza dei figli.

La Cassazione non ha ritenuto sussistere, nel caso in esame, i requisiti per la configurabilità del reato ex art. 572 c.p., stante la occasionalità della condotta denigratoria del padre dinnanzi ai figli.

Ha tuttavia apprezzato il ragionamento “in diritto” esposto dal P.M. nella sua impugnazione, relativamente al reato di “violenza assistita ed ha colto l’occasione per meglio definirne i requisiti di configurabilità.

In particolare, ha puntualizzato la Suprema Corte, come sia richiesto, in proposito, un quadro di fatti commissivi idonei a ledere la personalità del coniuge ed al tempo stesso connotati, in riferimento alla prole presente, da indifferenza omissiva da parte del soggetto maltrattante, frutto di una deliberata e consapevole trascuratezza verso gli elementari ed insopprimibili bisogni affettivi dei figli, in totale violazione dell’art. 147 c.c.

Oltre all’elemento soggettivo, è parimenti richiesta, per la configurabilità del reato in questione, una necessaria reiterazione e persistenza della condotta nel tempo.
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