Elusione fiscale internazionale Direttiva approvata

Pubblicato il 22 giugno 2016

La direttiva contro l'elusione fiscale delle aziende multinazionali ha ricevuto il via libera dai 28 Paesi dell'Ecofin.

E' la direttiva nota con il nome di “Anti Tax Avoidance Directive” o ATAD, che era stata presentata a gennaio dalla Commissione Ue e che ha visto negli ultimi mesi i ministri delle Finanze impegnati in un serrato confronto, non privo di ostacoli, tra cui le richieste di alcuni Stati di avere più tempo per valutare il provvedimento.

Nonostante tutto, però, la procedura di silenzio-assenso, a cui era subordinato l'accordo, è stata rispettata e così il pacchetto di norme contro l'elusione fiscale internazionale è stato approvato e passa ora al Parlamento Ue, che ha solo potere consultivo.

La direttiva dovrà essere approvata dai singoli Stati entro il 31 dicembre 2018: entro tale termine dovrà essere emanata la legislazione attuativa. Dal 1° gennaio 2019, infatti, la direttiva ATAD entrerà in vigore, anche se è previsto un periodo transitorio fino al 2024.

Regole UE contro l'elusione fiscale

La direttiva ATAD prevede delle regole che costituiscono uno standard minimo comunitario che tutti gli Stati membri sono obbligati a rispettare, ferma restando la facoltà di prevedere a livello nazionale disposizioni più stringenti di quelle contenute nella direttiva.

Nello specifico, la direttiva adottata fissa regole minime comuni in materia di:

- limiti alla deducibilità degli interessi passivi da parte delle imprese;

- CFC, società controllate estere;

- clausola antiabuso generale;

- tassazione in uscita dei beni di impresa;

- strumenti e entità ibride.

Molti degli sforzi comunitari saranno rivolti ad evitare l'elusione fiscale delle grandi imprese internazionali: molto spazio, infatti, nelle regole comunitarie è dedicato alla regolamentazione del regime di exit tax per le aziende che trasferiscono la propria residenza fiscale in un altro Stato, oltre che alla quota degli interessi. Fondamentale, al riguardo, il limite posto alla deducibilità degli interessi passivi da parte delle imprese proprio per contrastare l’erosione delle basi imponibili effettuata dai gruppi di imprese che collocano i prestiti infragruppo in Paesi ad alta tassazione, per beneficiare della deducibilità degli interessi passivi, e i profitti in Paesi a bassa tassazione.

L'Italia è allineata

Sugli aspetti citati il nostro Paese, grazie anche alle modifiche apportate lo scorso anno con il Dlgs n. 147/2015, risulta più che allineato alle best practice internazionali.

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