Elusione, limiti più stretti

Pubblicato il 21 ottobre 2008

La Corte di cassazione, nella sentenza n. 25374 del 2008, esprime contrarietà in merito all’applicazione meccanica dell’istituto comunitario dell’”abuso del diritto”. Il contrasto all’elusione fiscale può passare attraverso tale principio ma il contribuente deve essere messo sempre in condizione di dimostrare l’attinenza a finalità economiche del comportamento tenuto. Nella sentenza si riconosce la preminenza assoluta del principio dell’abuso del diritto, da cui discende la sua applicazione d’ufficio a prescindere da deduzioni di parte, ma si afferma che è sempre compito dell’Amministrazione individuare l’uso distorto di una costruzione giuridica. Solo successivamente il meccanismo dell’abuso permette di disconoscere la forma giuridica attribuita dal contribuente alla propria condotta contrattuale spostando sullo stesso l’onere della prova.

Ieri al Convegno dell’Associazione nazionale tributaristi italiani sul tema si è parlato della possibilità di estendere alle imposte dirette la figura elaborata per le imposte armonizzate in ambito comunitario, ma è stato fatto osservare da Maurizio Leo, presidente della Commissione bicamerale per l’Anagrafe tributaria, che senza un intervento legislativo tale possibilità è da escludere per le imposte dirette poiché in quel campo esistono solo alcune ipotesi precise in cui l’istituto è applicabile.

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