Freno magistrati in politica Ok della Camera

Pubblicato il 31 marzo 2017

Nella seduta del 30 marzo 2017, la Camera dei deputati ha approvato la proposta di legge recante “Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche ed amministrative, nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali”; proposta che passa ora all’esame del Senato.

Il testo in questione pone una serie di paletti per tutti i magistrati (ordinari, amministrativi, contabili e militari) interessati a prender parte alla politica presso le istituzioni, dal Parlamento nazionale o europeo, al Governo, agli Enti territoriali.

Candidabilità limitata

In breve, il Disegno prevede che il magistrato che si presenti alle elezioni, non potrà candidarsi nella circoscrizione o nell'ambito territoriale dove ha svolto le sue funzioni nei 5 anni precedenti e dovrà essere in aspettativa da almeno 6 mesi. Mentre nessun divieto sussiste se si è dimesso o è in pensione da almeno 2 anni.

Inoltre, a fine mandato elettorale, la toga dovrà essere collocata presso un distretto di Corte d’Appello differente da quello comprendente la circoscrizione ove è stato eletto e non potrà ricoprire incarichi direttivi per i successivi 3 anni, né svolgere funzioni di pubblico ministero ma solo giudicanti collegiali.

Non sarà inoltre possibile svolgere contemporaneamente funzioni giudiziarie e politico – amministrative pur in enti territoriali diversi. Per cui la carica elettiva, a qualunque livello istituzionale, obbliga necessariamente all’aspettativa con collocamento fuori ruolo.

Se invece non eletto, il magistrato rientra in un ufficio che non ricade nella circoscrizione di candidatura.

Magistrati fuori ruolo Banca dati unica

Passa infine l’emendamento al Disegno in questione, che prevede la predisposizione, nel sito web della Presidenza del Consiglio, di un’unica banca dati pubblica, da aggiornare ogni 6 mesi, dei magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari (oltre ad avvocati e procuratori dello Stato) collocati fuori ruolo.

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