I professionisti chiedono i dati per il “Redditest”, ma restano in allarme

Pubblicato il 17 novembre 2011 Associazioni di categoria, ordini professionali e organizzazioni sindacali che hanno deciso di partecipare, registrandosi al portale Sose per la trasmissione dei dati, alla fase di sperimentazione del nuovo modello di redditometro, stanno scaricando dal sito dell’agenzia delle Entrate il software di compilazione "ReddiTest" (versione n. 1.0.0 del 16 novembre 2011), per le comunicazioni di dati per gli anni 2009 e 2010 per la stima dei redditi. Ora toccherà al contribuente, l’iscritto delle categorie citate che vorrà collaborare, la comunicazione di tutti i suoi dati economici e patrimoniali.

Una volta inseriti i casi pratici raccolti, la procedura porterà gli intermediari alla creazione del file da trasmettere alla Sose, che provvederà all’elaborazione ed alla successiva riconsegna all’associazione di categoria, ordine o organizzazione sindacale che ha effettuato l’invio.

Importante la puntualizzazione dell’agenzia delle Entrate nella pagina dedicata: i dati inseriti non possono in alcun modo essere utilizzati ai fini dell’attività di controllo dell’Agenzia delle Entrate.

Dal mondo delle professioni Claudio Siciliotti, presidente nazionale del Cndcec, commenta: “Ribadiamo il nostro apprezzamento all'approccio di dialogo manifestato dalle Entrate con questa importante fase di sperimentazione ..., ma ripetiamo anche, a costo di essere noiosi, la necessità di un intervento normativo che attenui la possibilità che questo tipo di redditometro, comprensivo di coefficienti statistici, sia utilizzato come strumento di accertamento automatico, come accaduto troppe volte in passato con gli studi di settore”.

Ancora un’altro spettro è sollevato dalle parole del consigliere nazionale dei consulenti del lavoro Pietro Panzetta: “Ci stiamo attivando sul territorio affinché l'acquisizione sperimentale dei dati trovi la maggiore diffusione possibile. Cerchiamo di veicolare il messaggio che, nonostante si tratti di un istituto volto a favorire la compliance, le ricadute sull'accertamento e sulla selezione dei contribuenti da sottoporre a verifica sono notevoli. Per questo la categoria si è impegnata a far sì che dalla sperimentazione emergano dati in linea con situazione reale del paese. Anche perché qualsiasi altro risultato sarebbe controproducente: un redditometro sballato rischia di incidere negativamente sui consumi e di favorire forme di occultamento delle spese sostenute”.

Intanto una prima stima tra vecchio e nuovo redditometro porta alla considerazione che il restyling dello strumento lo abbia reso più “leggero” per i contribuenti. Applicando i moltiplicatori pregressi ai tre esempi resi noti dall'agenzia delle Entrate i risultati sono molto più pesanti rispetto a quelli secondo i nuovi calcoli: la forchetta va dal 290 al 486% di differenza.
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