Il Decreto fiscale è legge Porta l'Equo compenso e la rottamazione bis

Pubblicato il 01 dicembre 2017

La conversione del Dl 148/2017, decreto fiscale collegato alla Manovra 2018, porta a rango di legge l'equo compenso e apre una nuova rottamazione, con effetti anche sulla vecchia.

Prima e seconda rottamazione: al 7 dicembre 2017 le rate dei mesi di luglio, settembre e novembre

Si apre una nuova rottamazione e slitta la prima.

Dall'Agenzia delle Entrate -Riscossione, la conferma del nuovo calendario: “Tutti i pagamenti delle rate della vecchia rottamazione da saldare nel 2017, sia la terza rata in scadenza il 30 novembre per chi sta pagando regolarmente, sia le prime due rate che scadevano in luglio e settembre, per i ritardatari, si possono saldare entro il 7 dicembre”.

Posticipati, dunque:

Resta fissa a settembre 2018 l’ultima rata.

Per chi non versa entro il 7 dicembre prossimo la terza rata, nessuna possibilità.

La rottamazione bis apre, invece, all'estensione della definizione agevolata per le cartelle escluse dalla prima: le successive, fino a settembre 2017.

Così, sono rottamabili i debiti relativi ai carichi affidati agli agenti della riscossione dal 2000 al 2016, per i quali in precedenza non è stata presentata istanza di adesione.

Vengono riaperti i termini per tutti coloro che, pur essendo in condizione di avvalersene, nei mesi scorsi non avevano aderito alla sanatoria: i debiti relativi ai carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio al 30 settembre 2017.

Equo compenso per tutti i professionisti

Nonostante il parere sfavorevole dell'Agcm, che lo ritiene lesivo della concorrenza, l'equo compenso per i liberi professionisti è legge.

Andrea Orlando, Ministro della Giustizia, lo definisce “un’importante conquista che finalmente pone rimedio a una sperequazione evidente tra grandi committenti e professionisti, uno strumento da sviluppare ulteriormente ma anche un punto di partenza solido su cui attestarsi... che non contrasta con un mercato libero e trasparente ma evita squilibri e distorsioni”.

Ora banche, assicurazioni, grandi imprese e Pubblica Amministrazione dovranno compensi ai professionisti nel rispetto di parametri minimi, prendendo a base le tabelle ministeriali utilizzate in contenzioso.

Le reazioni delle categorie

Cndcec: allargare a “tutte le funzioni di interesse pubblico, tra le quali rientra a pieno titolo il collegio sindacale”

Per il presidente Cndcec, Massimo Miani, “L’approvazione definitiva dell’equo compenso è una tappa molto importante sulla via del riconoscimento del ruolo svolto dalle professioni e del rispetto dovuto al loro lavoro. Non è affatto un freno alla concorrenza, ma è anzi uno strumento utile a garantire una maggiore qualità delle prestazioni professionali offerte, con evidenti ricadute positive per l’intera collettività...sarà importante in futuro lavorare per un ampliamento del suo ambito di applicazione. Sarebbe ad esempio utile estenderlo a tutte le funzioni di interesse pubblico, tra le quali rientra a pieno titolo il collegio sindacale”.

Miani sottolinea anche che la norma costituisce un ineludibile corollario al divieto di abuso di dipendenza economica (previsto nel Jobs act degli autonomi), norma che il Consiglio nazionale dei commercialisti è “fortemente impegnato a diffondere presso i suoi iscritti”.

Cup e RPT: solo il punto di inizio e non di arrivo

Conclusa la manifestazione organizzata da Comitato Unitario delle Professioni e dalla Rete delle Professioni Tecniche, che ha visto la partecipazione ampia e trasversale di molti politici di Ministeri e Commissioni, e ottenuta la legge sull'equo compenso, il lavoro dei “Professionisti per l’Italia”, il nome dell’alleanza che il Comitato e la Rete hanno presentato nel corso della manifestazione, sarà di vigilare sulla concreta attuazione della legge, poiché la norma è solo il punto di inizio e non di arrivo.

Avvocati

Per il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin “si realizza una svolta verso una nuova politica del lavoro autonomo”. E aggiunge: “vanno riconosciuti l'impegno e l'intelligenza politica dimostrati da governo e Parlamento, che hanno saputo guardare alla reale condizione non solo degli avvocati e delle libere professioni, ma dell'intero mondo del lavoro autonomo. Con le norme che sanciscono il diritto a un compenso equo e dignitoso si segna un'inversione di tendenza definitiva, dopo anni di mortificazioni sofferte dai lavoratori autonomi soprattutto nei confronti dei committenti forti”.

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