Il paziente terminale può rifiutare le cure

Pubblicato il 02 ottobre 2008
E' stata depositata martedì una sentenza della IV sezione penale, la n. 37077, con la quale la Cassazione è tornata ad affermare il diritto, per pazienti in grado di intendere e volere, di rifiutare i trattamenti sanitari. Il caso affrontato dai giudici di legittimità riguardava una dottoressa che era stata condannata per lesioni colpose per aver somministrato massicce dosi di un farmaco antiepilessia, per la cura dell'obesità, ad un paziente minore, senza però darne adeguata informazione ai familiari. I giudici di legittimità, che hanno disposto l'annullamento della condanna, senza rinvio, stante l'intervenuta prescrizione, hanno, ribadito, in primo luogo, come il consenso legittimi il trattamento terapeutico solo quando sia preventivamente informato; tale consenso, continua la Corte, ha come contenuto concreto non solo la facoltà di scegliere tra le diverse possibilità di trattamento “ma anche di eventualmente rifiutare la terapia e decidere consapevolmente di interromperla, in tutte le fasi della vita, anche in quella terminale”. Ciò alla luce del diritto alla salute per come tutelato dall'art. 32 della Costituzione.
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