Ingiusta detenzione, risarcimento su misura

Pubblicato il 12 giugno 2008 La Corte di Cassazione, con sentenza n. 23119 del 10 giugno 2008, si è pronunciata in ordine al calcolo dell'indennità per ingiusta detenzione, rivoluzionando la consolidata prassi del parametro aritmetico cui faceva riferimento la grande maggioranza dei magistrati.

In passato, infatti, la misura dell'indennità si aggirava normalmente intorno ad una somma pari ad € 235,82 per la detenzione in carcere, e la metà per gli arresti domiciliari, mentre ora il calcolo può essere valutato anche in considerazione delle specifiche contingenze del caso concreto, come la personalità dell'imputato, il ruolo sociale da questi ricoperto ed i danni in concreto subiti, purché, comunque, non venga superato il tetto massimo fissato dalla legge.

Secondo la Suprema Corte, il calcolo aritmetico costituisce una base utile per sottratte la determinazione dell'indennità all'arbitrio del giudice; a questo calcolo vanno poi aggiunti “i fattori danno”. Benché, infatti, la somma da liquidare al detenuto costituisca un indennizzo e non un risarcimento, questa non può, in ogni caso, prescindere dal patimento subito.
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