Insorgono i commercialisti contro i fallimenti ai Cdl

Pubblicato il 15 gennaio 2019

Non ha incontrato il favore dei dottori commercialisti l’annuncio del premier Conte, l’11 gennaio scorso, sull’apertura anche ai consulenti del lavoro per ricoprire gli incarichi di curatore fallimentare, commissario giudiziale e liquidatore.

Il recentissimo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza ha previsto, all’art. 358, che i Cdl possano accedere al costituendo albo degli incaricati della gestione e del controllo nelle procedure. L’inserimento è stato osteggiato dall’ufficio legislativo del ministero della Giustizia, secondo cui i consulenti del lavoro non sono in possesso delle necessarie competenze per poter svolgere questa attività.

Gli iscritti all’albo dei dottori commercialisti chiedono un'Assemblea plenaria e straordinaria in cui il Consiglio Nazionale dovrà dar conto delle azioni che intende intraprendere per difendere la categoria.

Miani, presidente Cndcec, sostiene che, in sede di esame di stato, i Cdl non sostengono l’esame di diritto fallimentare.

Si uniscono alla protesta i giovani dottori commercialisti. Il presidente dell'Ungdcec, Daniele Virgillitto, afferma che “Azioni imprudenti come questa mettono a rischio la tenuta di un'intera categoria composta da 118 mila professionisti che hanno creduto nella formazione e soprattutto si mette a rischio l'efficacia di un provvedimento che è stato costruito proprio sulla base delle competenze specialistiche che solo commercialisti e avvocati hanno dimostrato di possedere”.

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