Jobs Act autonomi Cup Anf Proposte

Pubblicato il 13 gennaio 2017

La Presidente del Cup, Marina Calderone, riconfermata all'unanimità al vertice del Comitato Unitario degli ordini e collegi Professionali, in audizione presso la Commissione Lavoro della Camera sul Jobs Act degli autonomi (ddl 4135) ha illustrato alcune proposte di modifica al disegno di legge, all’esame della commissione parlamentare.

Il Cup vuole l'equo compenso per i professionisti italiani: “Bisognerebbe inserire nel disegno di legge sul lavoro autonomo – spiega la presidente - il concetto di equo compenso del professionista che sia correlato alla qualità e quantità del lavoro svolto. Pertanto, abbiamo ritenuto necessario proporlo nel testo stabilendo la nullità delle clausole contrattuali difformi”.

L'equo compenso

La spiegazione semplificata del criterio è affidata ad un breve comunicato stampa, più ampia la trattazione nel documento che riporta le proposte.

“È un intervento costituzionalmente necessario: il principio è infatti già presente nell’art. 36 della Costituzione, che solo il trascinamento di vecchi schemi ideologici o il riflesso di concezioni arcaiche e superate dall’evoluzione stessa del mondo del lavoro possono ritenere operante con riferimento esclusivo al paradigma (invero sociologicamente sempre più raro) del rapporto di lavoro subordinato. Se il lavoro nella Costituzione è protetto in tutte le sue forme ed applicazioni, e se il lavoratore nella Costituzione è il termine con cui ci si riferisce a tutti coloro che lavorano, e non ad una sola classe sociale, allora è di tutta evidenza che anche il professionista ha diritto a un compenso che sia correlato alla qualità e alla quantità del lavoro, ai sensi e per gli effetti dell’art. 36 della Costituzione”.

Il criterio proposto per calcolare l’equo compenso potrebbe essere, ferma restando la discrezionalità del giudice nel valutare caso per caso le patologie del rapporto, il riferimento ai parametri giurisprudenziali vigenti.

Le modifiche per il Jobs Act degli autonomi

Pur considerando il testo moderno e adatto alle esigenze attuali del mercato del lavoro che colma, almeno in parte, un ritardo non più tollerabile per il comparto del lavoro autonomo e professionale, alcune osservazioni di rilievo sono espresse, oltre che sulla necessità dell’equo compenso, su: funzioni sussidiarie dei professionisti; misure di semplificazione e di promozione dell’efficienza degli Ordini professionali, modifiche al c.p.c. in materia di collaborazioni coordinate e continuative e di disciplina della prova dei crediti professionali nei procedimenti monitori (art. 14 ddl); responsabilità professionale; lavoro agile.

Tra i temi quello della valorizzazione del principio di sussidiarietà e del carattere di terzietà degli professionisti iscritti ad un albo nazionale rappresenta un tassello molto importante perché ribadisce quanto siano utili i professionisti nel rapporto con la pubblica amministrazione e nella tutela della fede pubblica.

La proposta sul lavoro agile, che permette di conciliare le esigenze di vita e di lavoro dei lavoratori attraverso la flessibilità dei rapporti di lavoro, è l'introduzione di forme contrattuali di lavoro agile atipiche, anche in deroga alla disciplina generale di legge o della contrattazione collettiva, purché gli accordi individuali raggiunti dalle parti contraenti siano formalizzati presso le Commissioni di certificazione e con le garanzie di protezione previste dai procedimenti richiesti.

Anche l’Associazione nazionale forense (Anf)

Il segretario generale dell’Anf, Luigi Pansini, auspica che la seconda lettura in parlamento del disegno di legge sul lavoro autonomo possa affrontare definitivamente la questione dei giovani avvocati monocommittenti, il cui unico cliente è lo studio presso il quale lavorano, intervenendo con piccole ma significative modifiche sulle incompatibilità previste dalla legge professionale 247/12, prevedendo particolari tutele per questa nuova figura di avvocato e coinvolgendo l’ente di previdenza forense per le questioni previdenziali connesse.
Inoltre, sempre per l'Anf, propone di riaprire il discorso sulle società tra diverse figure di professionisti, già previste “in un ddl concorrenza arenato ormai da due anni in Parlamento”.

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