La manovra mette le manette a chi dice il falso

Pubblicato il 08 dicembre 2011 Il reato penale di chi, rispondendo al Fisco, produce atti o documenti falsi, anche parzialmente, o fornisce dati e notizie non rispondenti al vero è equiparato a quello della falsità nelle autocertificazioni e sconta la reclusione (articolo 76 del Dpr 445/2000). Manca, tuttavia, un contorno definito in merito. Così, le ricadute nell’illecito sono possibili nell’ambito dell'intera attività di controllo: dai questionari inviati al contribuente, alle richieste in sede di verifica.

Sempre nell’ambito della lotta all’evasione, stringenti sono le misure previste sui conti correnti e sui rapporti banca-cliente in generale. Ad essere visibili al Fisco tutte le movimentazioni dei conti e non con relativo importo. Saranno riversate periodicamente nell'Anagrafe tributaria dal 1° gennaio 2012 dagli operatori finanziari. Una novità è che i dati dei conti correnti potranno servire al Fisco oltre che per i controlli anche per l'individuazione dei contribuenti da accertare. Dunque, è ribaltato il sistema dei controlli sulle movimentazioni, dal momento che finora la richiesta di informazioni - peraltro su determinati anni - partiva solo dopo aver individuato la probabile evasione.

Anche l’Inps provvederà ad arricchire le informazioni a disposizione del Fisco con i dati relativi alle posizioni di chi beneficia di prestazioni socio-assistenziali.

Intanto, sulla Manovra di Monti è stata diffusa un’analisi compiuta dall’ufficio studi del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Nel 2012 la pressione fiscale sarà al 45,54% con un aumento progressivo che vedrà nel 2014 sfiorare quota 47%. Claudio Siciliotti, presidente del Cndcec, commenta: “Se non torniamo a crescere ad un tasso nominale di almeno il 2-3% annuo soffocheremo il Paese sotto il peso di una pressione fiscale che farà fuggire all’estero tutto quello che potrà fuggire: imprese, talenti individuali, patrimoni finanziari. D’altro canto, se oggi non sistemiamo i conti con ricette dolorose, ma indubbiamente concrete come quelle da ultimo adottate dal governo Monti, non torneremo a crescere per il semplice fatto che non avremo alcun futuro... diventa un imperativo morale, prima che giuridico, destinare i proventi dalla lotta all’evasione anziché alla riduzione del deficit, esclusivamente all’abbattimento della pressione fiscale”.
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