La verifica delle Entrate sull’Iva condonata viola il principio dell'affidamento

Pubblicato il 29 ottobre 2010

Invita alla cautela il presidente del Cndcec, Siciliotti, circa la questione delle verifiche da parte delle Entrate sull’Iva condonata in virtù della legge 289/2002, che ha visto la Corte di Giustizia Ue e la Cassazione bollare come contrastanti con la normativa comunitaria in materia di Iva e di concorrenza il condono tombale e l'integrativa semplice approvati nel 2002.

Quello che sta succedendo, anche in virtù del decreto Bersani che raddoppia i termini di accertamento, è che “laddove sussistono i presupposti quantitativi per l'insorgenza dei profili penali”, l'agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza, per il raddoppio dei termini e per l'invalidità del condono, potrebbero denunciare tutti i soggetti che hanno aderito al condono tombale e all'integrativa semplice quando si ha motivo di ritenere che si siano sottratti impunemente al Fisco oltre 100mila euro.

Ancora Siciliotti, al quale si aggiungono gli altri professionisti, gli artigiani e i commercianti, sostiene che “I contribuenti hanno aderito nel 2002 a un condono che la stessa amministrazione finanziaria sponsorizzava e, proprio per quest'azione diciamo promozionale, sono stati consigliati anche dai loro consulenti fiscali. Ora quella stessa amministrazione finanziaria sembrerebbe volersi approfittare degli spazi creatisi a livello giurisprudenziale e interpretativo per utilizzare il condono come arma contro quei contribuenti medesimi”.

E l’invito è quello di aspettare che la Corte costituzionale si esprima sulla portata delle sentenze dal momento che potrebbe stabilire la irretroattività del decreto Bersani.

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