Nella riunione del 30 giugno 2025, il Consiglio dei Ministri, su proposta su proposta del Presidente Giorgia Meloni, del Ministro dell’interno Matteo Piantedosi, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone, del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, del Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida e del Ministro del turismo Daniela Santanché, ha approvato in esame preliminare il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) che regola i flussi migratori per il triennio 2026-2028. .
Il decreto Flussi 2026-2028 si pone l’obiettivo di definire in maniera strutturata gli ingressi regolari di lavoratori non comunitari, in risposta ai fabbisogni reali del sistema produttivo nazionale.
Come si apprende dal comunicato stampa di fine seduta, il decreto nasce con l’intento di:
garantire un afflusso ordinato e programmato di manodopera estera, in particolare nei settori con maggiore carenza di lavoratori:
rafforzare i canali di immigrazione legale come strumento di cooperazione e dialogo con i Paesi d’origine;
contrastare l’immigrazione irregolare, il lavoro sommerso e le forme di sfruttamento, promuovendo trasparenza e legalità nei processi di assunzione e impiego.
La logica del decreto mira quindi a sostituire meccanismi straordinari con una programmazione strutturale e prevedibile, in grado di armonizzare domanda e offerta di lavoro.
Il decreto Flussi 2026-2028 stabilisce un tetto massimo complessivo di 497.550 ingressi nel triennio 2026-2028, così suddivisi:
lavoro subordinato non stagionale e autonomo: 230.550 unità
lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico: 267.000 unità
Per il solo anno 2026, la quota autorizzata sarà pari a 164.850 ingressi.
La ripartizione è frutto di un’analisi approfondita dei fabbisogni espressi dalle parti sociali e delle richieste di nulla osta pervenute negli anni precedenti, con l’obiettivo di una programmazione realistica e coerente con le necessità delle imprese italiane.
Uno degli elementi innovativi del decreto è la prospettiva di un graduale ridimensionamento del sistema del “click day”, a lungo criticato per le sue criticità operative. Si prevede una transizione verso un meccanismo più stabile e predittivo, che dia priorità ai profili professionali maggiormente richiesti dai datori di lavoro.
Un ulteriore obiettivo è quello di potenziare i percorsi di formazione nei Paesi d’origine, così da favorire l’ingresso di lavoratori già qualificati e in possesso delle competenze necessarie per l’inserimento immediato nel mercato del lavoro italiano.
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