MiSE Incentivi in ricerca revocati alle imprese che delocalizzano

Pubblicato il 26 maggio 2017

Dal MiSE arriva un monito: bloccare gli incentivi in ricerca a chi dopo averne usufruito delocalizza le attività produttive all'estero.

Con una lettera firmata dal ministro Carlo Calenda e diretta al segretario generale e a tutti i direttori generali del ministero, si richiede che “a seguito delle sempre più frequenti ipotesi di delocalizzazione” di chi ha beneficiato di incentivi si individuino “specifici modelli di agevolazione condizionata” con “clausole, anche di fonte pattizia, che determinino un obbligo di mantenimento, per un coerente arco temporale, della struttura produttiva”.

In altri termini, il Ministro invita - nel predisporre i decreti di concessione dei contributi agevolativi del MiSE - ad inserire “idonee forme di garanzia della corretta allocazione delle risorse pubbliche”.

Così, in caso di delocalizzazione vera e propria, di contrazione o cessazione, oppure di “riduzione del personale addetto alle attività beneficiate o comunque a queste correlate” si dovrebbe andare incontro alla decadenza automatica dal beneficio.

Dei vincoli già stringenti esistono per gli aiuti agli investimenti sotto forma di contributi in conto capitale. Tali vincoli sono stati previsti dalla Legge di stabilità 2014, che disciplina  appunto la revoca dei contributi se si delocalizza fuori dalla Ue, nei primi tre anni, e contestualmente si riduce il personale di almeno il 50%.

Tali vincoli non esistono, però, per gli altri tipi di incentivi ed ora il Ministero dello Sviluppo economico vuole rimediare a tale mancanza.

L'allineamento (per esempio, con un vincolo di mantenimento della durata di tre anni) dovrebbe interessare tutte le altre agevolazioni ministeriali, partendo da quelle per la ricerca; ma non solo.

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