Niente termine se c’è confessione

Pubblicato il 14 gennaio 2008

La Corte di cassazione, con la sentenza n. 26686/2007, ha stabilito che il lavoratore che ammette gli addebiti per i quali è stato sottoposto a procedimento disciplinare, può essere licenziato anche prima che siano trascorsi cinque giorni dalla contestazione. La Corte ha spiegato che il termine dilatorio a difesa costituisce una facoltà di cui il dipendente può avvalersi o meno, ma che non opera quando lo stesso ha fornito le proprie giustificazioni ed ha ammesso il fatto. Il termine di cinque giorni, infatti, è funzionale soltanto ad esigenze di tutela dell’incolpato e, di conseguenza non opera quando il datore di lavoro ha raccolto la confessione del lavoratore. Il caso in esame riguardava un ufficiale addetto alla riscossione per conto di una banca, accusato di aver redatto verbali di accesso “a tavolino”.

Allegati
Condividi l'articolo
Potrebbe interessarti anche

Autoimpiego Centro Nord e Resto al Sud 2.0: a chi e quando spettano i contributi

22/08/2025

Conto Termico 3.0: novità 2025

21/08/2025

Ritardi nei lavori: somme aggiuntive soggette a IVA

21/08/2025

L'Erario rimborsa al difensore d'ufficio le spese di recupero crediti

21/08/2025

Contratto di lavoro e prospetto paga con codice alfanumerico unico del CCNL

21/08/2025

Registrazioni tra colleghi: lecite per difendersi in giudizio

21/08/2025

Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".

Leggi informativa sulla privacy