Non tutti i risparmi d'imposta portano all'abuso del diritto

Pubblicato il 24 gennaio 2011 Ritorna la Corte di Cassazione sul principio dell’abuso del diritto applicato al diritto tributario, con sentenza n. 1372 del 21 gennaio scorso, ponendo dei limiti all'azione del Fisco.

In fatto, l'Amministrazione finanziaria, sostenendo la natura elusiva di una operazione fiscale, accertava l'Irpef ad una società per aver dedotto gli interessi passivi derivanti da prestiti di terzi coi quali era stata finanziata una ristrutturazione infragruppo; per il fisco lo stesso risultato era ottenibile mediante la fusione tra due società del gruppo, che però conduceva ad una maggiore tassazione.

Giunti davanti alla Corte suprema, questa ha rigettato la tesi dell'Amministrazione finanziaria sostenendo che “il sindacato dell'amministrazione finanziaria non può spingersi a imporre una misura di ristrutturazione diversa tra quelle giuridicamente possibile (e cioè una fusione) solo perchè tale misura avrebbe comportato un maggior carico fiscale”. Aggiungono i magistrati che il ricorso al principio dell'abuso del diritto trova un limite nella libertà di scelte di forme giuridiche lecite che spetta all'impresa e sulle quali il fisco non può ingerirsi.

Si è di fronte ad un abuso del diritto qualora le ragioni di una scelta siano dettate solamente da interessi extrafiscali e che contrastino con la natura delle norme che riguardano l'agevolazione riconosciuta. Non è pertanto ammissibile sostenere l'elusività di un'operazione societaria solo perchè consente un maggior risparmio fiscale.
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