Patto di demansionamento ok se permette di conservare il posto di lavoro

Pubblicato il 12 luglio 2021

E’ legittimo il patto di demansionamento che, ai soli fini di evitare un licenziamento, attribuisca al lavoratore mansioni, e conseguente retribuzione, inferiori a quelle per le quali sia stato assunto o che successivamente abbia acquisito.

Mansioni inferiori: legittimità dell’accordo se impedisce il licenziamento

Nelle ipotesi come quella descritta, infatti, prevale l'interesse del lavoratore a mantenere il posto di lavoro su quello tutelato dall'art. 2103 c.c. (in tema di prestazione del lavoro e ius variandi del datore), sempre che vi sia il consenso del dipendente, libero e non affetto da vizi della volontà, e sussistano le condizioni che avrebbero legittimato il licenziamento in mancanza dell'accordo.

Così il consolidato principio di diritto enunciato dalla giurisprudenza di legittimità, per come richiamato dalla Corte di cassazione, nel testo dell’ordinanza n. 19522 dell’8 luglio 2021.

Nel caso sottoposto al vaglio dei giudici di legittimità, la Corte d’appello aveva accertato la conclusione di un patto di demansionamento tra le parti, nel contesto di una crisi aziendale comportante l'esigenza di una riduzione del personale.

Nell’ambito di tale vicenda, era stata esclusa la riconoscibilità del danno da dequalificazione del lavoratore in considerazione dell’accettazione, da parte dello stesso, di un patto di demansionamento propostogli dal datore, patto che era stato ritenuto legittimo per conformità a precedente accordo integrativo aziendale e in quanto documentalmente finalizzato a evitare la perdita del posto di lavoro.

Statuizione, questa, confermata anche dalla Suprema corte, secondo la quale i giudici di gravame, con un’indagine di fatto congruamente argomentata, avevano correttamente applicato il principio di diritto sopra rammentato.

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