Pensioni. Illegittima la norma che blocca l’adeguamento al costo della vita

Pubblicato il 04 maggio 2015 La Corte Costituzionale, con sentenza n. 70/2015, ha dichiarato incostituzionale la norma Fornero che, a causa della contingente situazione finanziaria, aveva deciso il blocco dell’adeguamento al costo della vita dei trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo INPS per gli anni 2012-2013.

Per il giudice delle leggi, la disposizione concernente l’azzeramento del meccanismo perequativo, contenuta nel comma 24 dell’art. 25, D.L. n. 201/2011, come convertito, si limita a richiamare genericamente la «contingente situazione finanziaria», senza che emerga dal disegno complessivo la necessaria prevalenza delle esigenze finanziarie sui diritti oggetto di bilanciamento, nei cui confronti sono stati effettuati interventi così fortemente incisivi.

L’interesse dei pensionati, ricorda la Corte, soprattutto di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è finalizzato alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata.

Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio con la conseguenza che risultano intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali:

- la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (art. 36, primo comma, Cost.);

- l’adeguatezza (art. 38, secondo comma, Cost.).

Il blocco ha interessato 5 milioni di pensioni sopra i 1.400 euro e rischia di provocare un grosso buco nei conti pubblici.

Le cifre da restituire ai pensionati si aggirerebbero sui 5 miliardi, secondo le ipotesi dell’Avvocatura dello Stato, ma potrebbero salire (si vocifera fino a 8-9 miliardi), per cui il Governo pensa già ad un provvedimento di legge per correre ai ripari.
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