Per i conti correnti un passato a rischio

Pubblicato il 29 agosto 2006

Venerdì 1° settembre partirà la nuova procedura di scambio di informazioni online tra Guardia di finanza, Entrate e operatori finanziari, in attuazione delle disposizioni previste dalla Finanziaria 2005. Con l’avvio di tale procedura telematica avranno piena operatività le modifiche sugli accessi bancari. Il Fisco potrà ricorrere alle indagini bancarie se ritiene che la verifica possa essere proficua in termini di entità di recupero dell’imposta evasa. In tema di contenuto delle richieste e delle risposte, si precisa che dall’inizio dell’indagine il Fisco può chiedere ed ottenere dati, notizie e documenti relativamente a qualsiasi rapporto intrattenuto o operazione effettuata, con l’unico limite costituito dalla riferibilità delle informazioni alla persona dell’indagato. La richiesta può anche riguardare le operazioni per cassa effettuate fuori piazza presso una banca di cui non si è mai stati clienti, ma potrà anche concernere il mutuo acceso dall’indagato. Per l’entrata a regime delle nuove regole, si deve distinguere il periodo fino al 31 dicembre 2005 da quello successivo. Per le operazioni effettuate a decorrere dal 1° gennaio 2006, il Fisco non incontra nessuna limitazione ad acquisire dati o documenti d’indagine. Per il pregresso, invece, le banche possono limitarsi a fornire i documenti comunque reperiti all’interno dell’archivio unico antiriciclaggio.

In tema di trasmissione telematica di informazioni, si deve, poi, ricordare anche il prossimo debutto del modello F24 online. Si stima ancora un mese di tempo al decollo, anche se sembra piuttosto difficile immaginare ora che dal prossimo 1° ottobre il modello in questione possa passare da facoltativo ad obbligatorio. Alla data di partenza fissata dalla manovra-bis saranno pronte, infatti, solo le banche che da due anni offrono ai clienti un doppio servizio. Per le Poste, l’Inps e l’Inail il percorso telematico deve ancora essere completato; mentre diametralmente opposta è la posizione dei dottori commercialisti che si dichiarano contrari in quanto considerano il cambiamento “un obbligo posto a carico di imprese e intermediari non come un servizio ai clienti ma solo nell’interesse dell’amministrazione finanziaria”.

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