Per l’evasione fiscale del datore rilevano anche i versamenti sui c/c dei domestici

Pubblicato il 24 gennaio 2013 Con la sentenza n. 3438 del 23 gennaio 2013, la Corte di Cassazione, Terza sezione penale, conferma il sequestro finalizzato alla confisca a carico di un contribuente che aveva versato sul conto corrente della propria colf più di 200mila euro.

L’Amministrazione finanziaria aveva avviato un’indagine, ritenendo sospette le movimentazioni bancarie, soprattutto perché non giustificate dalla prestazione lavorativa della collaboratrice domestica.

Le tesi avanzate a propria difesa dal contribuente non sono riuscite ad evitare la condanna per evasione fiscale e dichiarazione fraudolenta. Per i giudici di legittimità, infatti, è legittimo il controllo esercitato dal Fisco sulle provviste dei collaboratori domestici, nel caso in cui sorga il dubbio che si tratti di versamenti sospetti effettuati sui conti dei domestici ad opera del contribuente datore di lavoro. In tal caso, per far scattare l’accusa di evasione fiscale, rilevano anche i versamenti effettuati per cause apparentemente lecite sul conto corrente intestato alla colf dell’indagato, quando gli stessi versamenti sono al medesimo riconducibili.
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