Più controlli su chi ha condonato

Pubblicato il 19 novembre 2008

La relazione della Corte dei conti 4 novembre 2008, sui risultati e i costi del condono 2002-2003, fornisce il profilo del contribuente che ha inteso aderire alla definizione dei rapporti d’imposta attraverso gli istituti di cui alla legge 289 del 2002. I soggetti che hanno subito le verifiche del Fisco sono in percentuale più tra i condonati (25%) che tra coloro i quali non si sono avvalsi di istituti di definizione agevolata (12%). Ed hanno mostrato di preferire la sanatoria i contribuenti che appartengono alle fasce di volume d’affari più alte: il 90% tra quanti hanno dichiarato un volume d’affari superiore a 25 milioni di euro e le società di capitali sono risultate predominanti rispetto a quelle di persone e ai lavoratori autonomi, con una proporzione 40 per cento/ 28 per cento.

Malgrado ciò, la Corte dei conti ha evidenziato l’ammanco di 5,2 miliardi, già soggetti al recupero tramite ruolo. Tempestiva infatti la risposta dell’Agenzia fiscale, che con un comunicato stampa ha dichiarato che sono in atto le procedure di recupero tramite Equitalia, che ha provveduto alla notifica delle cartelle di pagamento.

In ogni caso, il favorevole andamento del tasso di crescita degli incassi delle entrate tributarie erariali nel periodo post-condono, sensibilmente superiori al tasso di crescita del pil nominale, dimostra che le misure adottate sono state idonee ad evitare che dal condono conseguisse l’effetto che, nel medio e lungo termine, il gettito sarebbe risultato inferiore a quello che sarebbe stato realizzato se non vi fosse stato condono.

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