Professionisti: no alle liberalizzazioni

Pubblicato il 14 luglio 2011 La norma sulla liberalizzazioni delle professioni era contenuta nella bozza al Decreto legge 98/2011 prima della sua approvazione da parte del Governo, ma era stata subito stralciata allarmando tutte le categorie professionali. Ora, in sede di conversione in legge del Decreto, è stato tentato di reintrodurla con la previsione del nuovo articolo 39-bis intitolato “Liberalizzazioni delle attività professionali e d’impresa”. Ma anche in questo caso la disposizione non è passata inosservata tanto che la stessa, dopo aver sollevato aspre proteste da parte di tutti gli Ordini professionali e dai professionisti della stessa maggioranza, nel pomeriggio di ieri, 13 luglio, a seguito una lunga riunione presso lo studio del presidente del Senato, Renato Schifani, è stata ritirata.

Al ritiro dell'emendamento è corrisposta la riformulazione del comma 1-bis all'articolo 29 ai sensi del quale il Governo sarà onerato di formulare alle categorie “proposte di riforma in materia di liberalizzazione” con la previsione, altresì, che trascorsi 8 mesi dall'entrata in vigore della manovra, “tutto ciò che non sarà regolamentato sarà libero”.

Le iniziative del Governo sulle liberalizzazioni hanno suscitato “sdegno e preoccupazione” in capo al presidente del Consiglio nazionale Forense, Guido Alpa, il quale, dopo aver convocato una conferenza stampa d'urgenza, ha sottolineato la scorrettezza del metodo utilizzato nonché del merito; secondo Alpa, in particolare, “tali norme minerebbero la difesa tecnica e provocherebbero la demolizione del sistema ordinistico e del controllo deontologico, a scapito dei cittadini e dei professionisti più giovani”. Maurizio de Tilla, per l'Organismo unitario dell'avvocatura, ha reso noto che domani, 15 luglio, a Roma, gli stati generali dell'Avvocatura discuteranno “le iniziative di protesta contro il governo e i suoi progetti di svendita della giustizia e di smantellamento del sistema delle professioni”.

Il metodo utilizzato dal Governo è stato definito “sconcertante” anche da Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti; ciò – si legge in una nota diffusa ieri - “senza discutere e concertare alcunché con gli Ordini e in un quadro che pare essere del tutto privo di chiari principi ispiratori. Opereremo in tutte le sedi istituzionali per bloccare un progetto scellerato”. Anche il presidente del Cup e del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, si è mosso inviando una lettera al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per chiedere l'immediato avvio di un tavolo di confronto con tutti gli ordini professionali.
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