Revisione, approvato il regolamento esami. Equipollenza, professionisti sull’orlo di una crisi di nervi

Pubblicato il 19 novembre 2013 Il bollettino della questione "registro dei revisori":

- il Consiglio di Stato ha approvato lo schema di regolamento sull’esame di idoneità professionale per l'abilitazione all'esercizio della revisione legale (parere positivo n. 03612/13);

- il Cndcec è deciso ad impugnare il regolamento per il nodo equipollenza, ci sarebbero profili di incostituzionalità e di eccesso di delega del provvedimento (l'equipollenza sussiste solo per i dipendenti pubblici che abbiano superato le prove della Scuola nazionale di pubblica amministrazione);

- 1.500 commercialisti in piazza, a Roma con le sigle sindacali di categoria e le casse di previdenza, per difendere l’equipollenza, ormai all’addio, degli esami di accesso al registro tra dottori commercialisti e revisori legali.

Questo è lo scenario che si presenta agli occhi del Governo.

La mancata equipollenza, praticamente certa, significa che quando diventerà operativo il nuovo sistema di esame per l'accesso al Registro revisori legali anche i dottori commercialisti, dopo un tirocinio di tre anni, dovranno sostenere un esame, anche se semplificato.

In merito, Giancarlo Laurini, commissario del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, spiega che la bozza di regolamento appena approvata dal CdS è viziata di eccesso di delega in quanto da nessuna parte nel Dlgs 39/2010 si legge di equipollenza dei dipendenti pubblici. E propone una possibile via di uscita: una norma di rango primario che superi un regolamento chiaramente viziato.

Intanto, anche tra i consulenti affiora il malumore. È affidata alla presidente del Cup, Marina Calderone, la protesta: “Purtroppo il ruolo e l'attività delle professioni intellettuali è continuamente svalutato e sottovalutato. La macchina dello Stato non funzionerebbe senza il nostro contributo giornaliero eppure quello stesso Stato a noi chiede solo collaborazione e intermediazione gratuite... Anzi, la vicenda dei Pos per la tracciabilità dei pagamenti di studio dimostra che l'amministrazione non guarda a noi per l'apporto di utilità e di efficienza che forniamo, ma solo come potenziali evasori, anche su micro-cifre”.
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