Ribadito il no alla Cassa unica commercialisti/ragionieri

Pubblicato il 10 febbraio 2011 Il dibattito sulla fusione tra la Cassa di previdenza dei commercialisti e quella dei ragionieri è tornato alla ribalta nella giornata di ieri, 9 febbraio 2011, a seguito dell’incontro del presidente della Commissione bicamerale di controllo sugli enti gestori, Giorgio Jannone, con i rappresentanti di alcune sigle sindacali.

La risposta è stata unanime: una contrarietà assoluta alla fusione.

I dottori commercialisti hanno ribadito di non voler a nessun costo la fusione con la cassa dei ragionieri che, a loro parere, è sempre più a rischio di crisi.

L'Aidc di Marco Rigamonti e l'Ungdcec di Luigi Carunchio hanno più volte spiegato che se devono intervenire per “assicurare la sostenibilità dell'ente di previdenza dei ragionieri”, che sia detto con chiarezza. A tal punto, “la cassa dei dottori commercialisti con tutto il sistema previdenziale privato né prenderà atto e, nella misura in cui non siano intaccati i propri equilibri, potrà svolgere un proprio ruolo. A condizione che non sia l'unica a svolgerlo”.

I conti della Cassa ragionieri non sono in equilibrio, nonostante i provvedimenti di riforma adottati nel 2004, così con l'unificazione non si andrebbero a tutelare gli iscritti, soprattutto alla Cassa dei dottori commercialisti
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