Riforma delle pensioni: APE sociale donna e nuove soluzioni per i giovani

Pubblicato il 20 settembre 2023

Alla vigilia della presentazione alle Camere della Nota di aggiornamento al DEF (NADEF), prevista entro il 27 settembre, i riflettori restano accesi sulle pensioni. Quali misure intende adottare il Governo nella prossima legge di Bilancio?

Una cosa è certa: mancano le risorse da destinare ad una, quantomai attesa, riforma organica delle pensioni. 

E l’ultimo rialzo dei tassi deciso dalla BCE, per effetto del quale l’Italia dovrà pagare 14-15 miliardi di euro a titolo di interessi sul debito pubblico, indebolirà di fatto la portata della manovra di bilancio in via di definizione, come ha peraltro evidenziato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti.

Proseguono a latere i tavoli tecnici (l’ultimo è datato 18 settembre 2023) presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, tra le organizzazioni sindacali, alla presenza e gli esperti dell'Osservatorio per il monitoraggio e la valutazione dell'impatto della spesa previdenziale, istituito con il Decreto n. 41/2023 e incaricato di stilare una relazione da inviare al Ministro del lavoro, Marina Calderone.

Tra tutte le ipotesi avanzate dalle parti sociali, emerge la proposta di incentivare l’adesione alla previdenza complementare attraverso una campagna istituzionale di informazione, riducendo la tassazione sui rendimenti e prevedendo maggiori agevolazioni fiscali in caso di investimenti di economia reale e infrastrutture e un nuovo periodo di silenzio-assenso.

Sempre in tema di previdenza complementare, i sindacati chiedono a gran voce al Governo di tornare indietro sulla scelta, cristallizzata nella legge di conversione del decreto legge n. 98/2023, di trasferire ad Assoprevidenza le attività del Comitato per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare.

Eloquenti inoltre, ai fini di ogni valutazione futura, gli ultimi dati INPS sulle pensioni. Secondo il XXII Rapporto annuale, presentato alla Camera dei Deputati il 13 settembre 2023, "il numero di pensionati è rimasto sostanzialmente stabile, con circa 16 milioni di persone che percepiscono una pensione. Di questi, il 52% sono donne che percepiscono in media un importo del 36% inferiore a quello ottenuto dagli uomini. La spesa complessiva lorda per le pensioni ammonta a poco più di 320 miliardi di euro di cui una quota di 315 miliardi è sostenuta dall’INPS.".

Misure per i giovani

Il Governo lavora innanzitutto a rafforzare la flessibilità in uscita per i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi previdenziali a partire dal 1° gennaio 1996, vale a dire i cd. contributivi puri.

Attualmente tali lavoratori che, si ricorda, accedono al trattamento pensionistico con il sistema di calcolo contributivo, possono richiedere la pensione anticipata alternativamente:

Considerando la seconda opzione (64 anni di età e almeno 20 anni di contribuzione effettiva) come l’alternativa di uscita dal mondo del lavoro più probabile per gli under 35 nei casi (frequenti) di discontinuità lavorativa, si ipotizza di sommare previdenza obbligatoria e previdenza complementare ai fini del raggiungimento dei requisiti per l’uscita anticipata a 64 anni.

Misure per le donne

Altro dossier aperto è l’accesso anticipato alla pensione delle donne, caratterizzate da retribuzioni più basse rispetto agli uomini e maggiore discontinuità lavorativa.

NOTA BENE: Secondo il XXII Rapporto annuale dell’INPS, a parità di età e di settimane lavorate nell’anno, le donne subiscono una penalizzazione nei redditi del 6,9% nel settore privato. Nel settore pubblico la penalizzazione si riduce all’1,9%.

Si punta ad allargare le maglie di Opzione donna prevedendo l’accesso alla pensione anticipata con un requisito anagrafico di 60 anni per tutte le lavoratrici, dipendenti e autonome, e indipendentemente dalla presenza di figli, superando in buona sostanza le limitazioni della legge di Bilancio 2023.

NOTA BENE: Sempre attingendo dal XXII Rapporto annuale dell’INPS, si evidenzia che a gennaio 2023, le pensioni ottenute attraverso tale opzione erano circa il 16% di tutte le pensioni anticipate alle donne. Ne hanno beneficiato in 175.000 circa, con un assegno di quasi il 40% più basso della media, dovuto non solo al ricalcolo contributivo, ma anche ai minori anni di contribuzione e ai minori redditi di queste lavoratrici. Dalle analisi svolte risulta che la penalizzazione media derivante dal ricalcolo contributivo ha un trend decrescente che passa dal 23% del 2013 all’8% del 2022.

Si intravede poi l’apertura di una seconda possibilità al vaglio del Governo. Si tratta di una nuova APE sociale donna che, a differenza di Opzione donna, non comporta alcun ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico.

Alle lavoratrici che abbiano maturato 61- 62 anni di età (in luogo dei 63 anni previsti per l'APE sociale) e 30 anni di contributi o 29 per le madri con un figlio o 28 per le madri con due figli si consentirebbe di accedere al trattamento pensionistico ponte (APE), con un assegno non superiore ai 1.500 euro lordi per 12 mensilità.

L’accesso all’indennità di accompagnamento alla pensione sarebbe consentito alle lavoratrici licenziate, invalide gravi almeno al 74%, caregiver, addette a lavori gravosi.

 

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