Riforma fiscale e DFP in CDM. Novità su tributi locali e giustizia tributaria

Pubblicato il 10 aprile 2025

Il Consiglio dei Ministri nella seduta del 9 aprile 2025 ha preso due decisioni importanti legate all’economia italiana.

Ha approvato il Documento di Finanza Pubblica 2025 – che dal 2025 cambierà nome in Dfp (Documento di finanza pubblica) - su proposta del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ossia il piano economico che descrive:

Il documento sarà ora esaminato dal Parlamento e poi inviato alla Commissione Europea entro il 30 aprile 2025.

Inoltre ha anche approvato una modifica alla legge di riforma del sistema fiscale che comporta:

In poche parole, il Governo avrà più tempo per cambiare e migliorare le regole fiscali, con l’obiettivo di renderle più semplici, eque ed efficienti.

Ancora, Il Governo estende la possibilità di ricorrere alla transazione fiscale, prevista dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, anche ai tributi regionali e comunali, non più solo a quelli statali.

Documento di Finanza Pubblica 2025

​Il Documento di Finanza Pubblica (DFP) 2025, approvato dal Consiglio dei Ministri il 9 aprile 2025, delinea le strategie economiche e finanziarie dell'Italia per il prossimo anno. Vediamo i punti salienti del documento.

Crescita Economica

Il Governo prevede una crescita del PIL dello 0,6% per il 2025, una riduzione rispetto alle stime precedenti che indicavano un aumento dell'1,2%. Questa revisione riflette un contesto economico globale incerto e politiche monetarie restrittive.

Aumenterà allo 0,8 per cento nel 2026 e 2027. Tale andamento viene confermato, in base ai dati attualmente disponibili, anche nel 2028.

Finanza Pubblica

Il rapporto deficit/PIL è stimato al 3,3% per il 2025, in calo rispetto al 3,8% del 2024. Il rapporto debito/PIL è previsto al 136,9%, in aumento rispetto al 135,8% dell'anno precedente.

Il quadro di finanza pubblica conferma sostanzialmente quanto previsto nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029 dello scorso autunno. I dati di consuntivo per il 2024 hanno mostrato un deficit in miglioramento, ancor più marcato rispetto a quanto previsto nel Piano e nel DEF, che si è attestato al 3,4 per cento del PIL (anziché al 3,8 per cento previsto nel PSBMT e al 4,3 per cento nel DEF).

Per quanto riguarda il 2026, le previsioni confermano la stima del 2,8 per cento, coerente con l’obiettivo di uscire dalla Procedura per disavanzo eccessivo.

Nel 2027 si prevede un’ulteriore riduzione al 2,6 per cento, per poi chiudere al 2,3 nel 2028.

Le parole di Giorgetti: “Adottiamo il documento in una situazione molto complessa sotto l’aspetto economico globale e, di conseguenza, nei riflessi per l’economia nazionale. E ciò rende complicate non solo le previsioni nel lungo, ma perfino quelle a breve”.

Come anticipato, il testo del DPF 2025, dopo l’approvazione delle Camere, deve essere inviato alla Commissione Europea entro il 30 aprile 2025.

Inoltre, con l’entrata in vigore del regolamento UE 2024/1263, ogni Paese membro è tenuto, entro la stessa scadenza, a trasmettere alla Commissione Europea un rapporto annuale che illustri i risultati ottenuti rispetto a:

Completamento della riforma fiscale: più tempo

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera, nella riunione tenutasi il 9 aprile 2025, ad un nuovo provvedimento cruciale per portare a compimento la riforma del fisco, in coerenza con gli obiettivi fissati a inizio legislatura.

In particolare, viene prolungata fino al 31 dicembre 2025 la validità della delega fiscale, uniformando la scadenza con quella prevista per i testi unici.

Questa scelta servirà a rafforzare i risultati già raggiunti e a portare a termine gli interventi ancora in fase di definizione.

Inoltre viene ampliata la portata della delega in due direzioni:

Il nuovo disegno di legge fiscale punta principalmente a guadagnare giorni in più per completare le parti della riforma tributaria che era in scadenza il 29 agosto 2025. Il tempo aggiuntivo è fondamentale perché restano ancora molti aspetti della riforma da realizzare per costruire un sistema fiscale coerente e ben strutturato.

Tra i temi più rilevanti vi sono:

Ma una delle ragioni della proroga al 31 dicembre 2025 per l’adozione dei decreti attuativi della riforma fiscale riguarda anche la necessità di rivedere la normativa e l’organizzazione del contenzioso tributario. Tale intervento normativo deve comunque essere completato entro la stessa data.

In particolare, si fa riferimento al principio secondo cui il legislatore delegato è incaricato di definire l’assetto istituzionale e le funzioni dei giudici tributari, rendendole, per quanto possibile, coerenti con quelle della magistratura ordinaria.

La delega comprende:

Le decisioni finali sui procedimenti disciplinari saranno demandate all’organo di autogoverno della magistratura tributaria.

Due anni aggiuntivi per eventuali modifiche

Oltre alla proroga per attuare le misure mancanti, il Governo chiede al Parlamento un prolungamento di due anni, fino al 31 dicembre 2027, per eventuali modifiche o aggiustamenti alle misure già approvate.

Questo riguarda sia i 15 decreti legislativi già emanati sia i quattro Testi Unici in fase di preparazione o in arrivo entro la fine del 2025.

Questa nuova scadenza, di fatto, supera anche il termine della legislatura in corso, offrendo più margine per completare e consolidare la riforma, compatibilmente con la ricerca delle necessarie coperture economiche – che al momento non sono disponibili, ma che potrebbero materializzarsi grazie al tempo extra concesso.

CCII: transazione fiscale per tributi regionali e comunali

Il provvedimento approvato ieri a Palazzo Chigi introduce un elemento innovativo rispetto alla legge n. 111 del 2023, che finora non contemplava questa possibilità. Si tratta dell’ampliamento delle regole sulla transazione fiscale, ora applicabili anche ai tributi regionali e comunali, nonché agli accordi su debiti fiscali nel contesto di procedure giudiziali per crisi o insolvenza di gruppo.

Questa nuova impostazione supera il vincolo stabilito dalla normativa precedente, che limitava l'applicazione di tali strumenti alla sola composizione negoziale della crisi d’impresa. Con l’intervento normativo, si punta dunque a offrire maggiore flessibilità alle imprese in difficoltà, dando loro la possibilità di chiudere posizioni debitorie in modo agevolato anche su imposte locali come IMU e TARI.

Il contenuto di questa novità è dettagliato nella lettera b, dell’articolo 1, del nuovo disegno di legge, dove si stabilisce che anche le regole previste dagli articoli 63 e 88 del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (D.lgs. n. 14/2019) potranno essere applicate ai tributi locali. Lo stesso vale per le disposizioni contenute negli articoli 23, 64-bis, 245 e 284-bis del medesimo codice, che riguardano vari aspetti della gestione delle situazioni di crisi e delle procedure di liquidazione giudiziale e di gruppo.

In sostanza, questa novità rafforza gli strumenti di supporto per le aziende in difficoltà, consentendo loro una maggiore possibilità di accordo con il fisco anche nei contesti più complessi, e non solo in sede di trattativa extragiudiziale.

Le novità nella tabella che segue indicando anche l’impatto pratico.

Ambito

Descrizione

Impatto pratico

Scadenza

Proroga di quattro mesi per attuare la delega fiscale. Termine spostato al 31 dicembre 2025.

Più tempo per scrivere e approvare i decreti legislativi fiscali ancora mancanti.

Modifiche

Possibilità di intervenire sui decreti attuativi fino alla fine del 2027.

Maggiore flessibilità per correggere o aggiornare le riforme in corso d’opera.

Crisi d’impresa

Estesa la transazione fiscale ai tributi locali oltre la composizione negoziata.

Le imprese in crisi potranno rinegoziare anche IMU, TARI, ecc., in modo più ampio.

Giustizia tributaria

Riconoscimento ufficiale dello status giuridico dei magistrati tributari, con nuove regole su ruoli e funzioni.

Migliora la qualità e l’indipendenza della giustizia tributaria.

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