Riforma giustizia tributaria Critiche e proposte Cndcec

Pubblicato il 07 luglio 2016

Il Consiglio nazionale dei commercialisti, che svolge un ruolo attivo sul dibattito della riforma della Giustizia tributaria, ha espresso, attraverso un documento, osservazioni critiche alla proposta di legge delega Ermini e nello stesso tempo ha avanzato le proposte della categoria.

Osservazioni alla legge delega Ermini

Il Cndcec non si mostra concorde con la proposta di riportare le Commissioni tributarie nell’alveo della giustizia civile nonché con l’idea di eliminare il grado di appello. Inoltre non è ammissibile prevedere che le sezioni specializzate di primo grado siano composte da un organo monocratico, vista la complessità delle cause aventi ad oggetto liti tributarie.

Da condannare anche la scelta di nominare come giudici ausiliari i magistrati ordinari in quiescenza al fine di ridurre le cause pendenti del rito tributario. 

Proposte dei commercialisti

I commercialisti ritengono che la giustizia tributaria debba rimanere una sezione speciale nell’ambito della giurisdizione per consentire una più veloce risoluzione della cause pendenti.

La criticità più ampia del ritardo nella conclusione dei giudizi si riscontra, con numeri alla mano, nel terzo grado di giudizio dinanzi alla Corte di Cassazione: ogni anno si assiste ad un incremento delle cause pendenti. Dato opposto, invece, viene trovato nell’operato delle Commissioni tributarie dove la percentuale di cause non definite diminuisce.  

Per operare una efficace riforma della giustizia civile è necessario, sostengono i commercialisti, un sistema fiscale più chiaro, certo e coerente che garantisca: maggiore certezza del diritto, maggiore predeterminabilità dell’onere fiscale e maggiore prevedibilità delle sentenze.

Circa la prevedibilità delle sentenze si pone l’accento sulla funzione nomofilattica che deve essere svolta dalla Suprema Corte. E’ poi necessario che le Commissioni tributarie siano composte da magistrati a tempo pieno che siano sempre più professionali e specializzati e che siano sottoposti all’obbligo di formazione continua.

Il merito del progetto di legge, rileva il Cndcec, è quello di attribuire la difesa tecnica nel secondo grado di giudizio solo ad avvocati e commercialisti.

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