Riforma penale con fiducia Avvocati mobilitati

Pubblicato il 16 marzo 2017

Il Senato, il 15 marzo, ha confermato la propria fiducia al Governo sul maxiemendamento interamente sostitutivo del disegno di legge di modifica del processo penale. Il testo tornerà ora all’esame della Camera.

Camere penali: metodo “intollerabile”

A nulla è valsa, dunque, l’iniziativa degli avvocati penalisti di proclamare un’astensione dalle udienze per scongiurare questo esito.

La scelta dell’Esecutivo di chiedere la fiducia è stata definita dall’Unione delle Camere penali italiane come “autoritaria”, in quanto avrebbe sottratto al dibattito democratico dell’aula di un ramo del Parlamento temi importanti quali la prescrizione, la partecipazione a distanza al processo degli imputati detenuti, la regolamentazione delle intercettazioni telefoniche, della tutela della privacy e della funzione difensiva.

Per questi motivi, non appena appresa la notizia della fiducia, la Giunta dell’Unione è stata convocata d’urgenza al fine di valutare ulteriori forme di protesta, da affiancare al già proclamato sciopero che si terrà dal 20 al 24 marzo 2017.

Forme di protesta che – si legge in una nota diffusa dall’Unione il 15 marzo 2017 – dovranno essere “adeguate alla gravità di quanto accaduto in queste ore, poiché l’Avvocatura non intende consentire che a colpi di fiducia si travolgano i diritti dei cittadini”.

L’iniziativa governativa – ha puntualizzato, quindi, la Giunta delle Camere penali in altro comunicato diffuso in pari data – costituisce una “gravissima lesione” di fronte alla quale i penalisti italiani non intendono tacere.

“Terminare l’iter parlamentare del DDL, con il voto di fiducia – hanno sottolineato i penalisti – “non solo è in piena contraddizione col metodo di confronto franco e aperto scelto e rivendicato dal Governo e dal Legislatore fino ad oggi, ma costituisce una intollerabile mancanza di rispetto per le regole basilari di metodo e per i principi che devono caratterizzare la funzione legislativa quando essa incide su fondamentali diritti costituzionali”.

A fronte di questo metodo “autoritario e antidemocratico” del Governo – ha concluso la Giunta – è dovere morale e civile dell’Avvocatura “opporsi con tutti i legittimi mezzi a propria disposizione nelle aule di giustizia e nella società civile, anche valutando forme più incisive e prolungate di protesta”.

ANF: riaprire confronto con l’Avvocatura

Anche l’Associazione Nazionale Forense si è mostrata fortemente critica rispetto all’iniziativa dell'Esecutivo di porre la fiducia sulla riforma del processo penale.

Per l’Anf, è stato infatti compresso il dibattito politico su temi che riguardano le garanzie fondamentali a tutela del giusto processo e della libertà di ogni cittadino.

Le inefficienze della giustizia – ha dichiarato il segretario generale dell’Associazione, Luigi Pansini – “non si risolvono con l’allungamento della prescrizione bensì con una riforma organica basata su principi chiari e condivisi, un serio programma di informatizzazione anche nel settore penale, una revisione in senso manageriale dell’organizzazione dei Tribunali, l’adozione di buone prassi, la separazione della funzione giudicante da quella organizzativo – amministrativa degli uffici giudiziari, l’assegnazione degli incarichi direttivi sulla base del merito e della competenza e non dell’appartenenza alle correnti della magistratura associata”.

Da qui, la richiesta dell’Anf che nel passaggio alla Camera del testo “si faccia un passo in avanti riaprendo un serio confronto con tutta l’avvocatura”.

ANM: riforma a danno dei cittadini

Al coro delle critiche si aggiungono anche i magistrati dell’Associazione nazionale magistrati, la cui giunta esecutiva ha diffuso una nota per sottolineare come, ancora una volta, sia stato impedito il dibattito parlamentare su una materia “complessa e delicata”, che avrebbe necessitato di un ampio confronto.

Nonostante un’iniziale apertura del Governo al confronto su quelle che erano le criticità più volte segnalate dall’Associazione, non è seguita – viene evidenziato - alcuna concreta iniziativa.

Per l’Anm, diverse disposizioni oggi approvate, “non solo non contribuiranno all’accelerazione dei processi, ma sono paradossalmente destinate a creare una stasi negli uffici giudiziari”.

In definitiva, si tratterebbe di una riforma “non organica” che rallenta i processi, traducibile, ancora una volta, in un "danno per i cittadini".

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