Risarcimento da mobbing solo se la condotta del datore è sistematica e protratta nel tempo

Pubblicato il 01 giugno 2011 La Cassazione – sentenza n. 12048 del 31 maggio 2011 – ha confermato la decisione con cui i giudici di merito avevano respinto la domanda di risarcimento avanzata da una donna che assumeva di essere stata oggetto, nel corso di un rapporto di lavoro e da parte del datore, di una serie di comportamenti vessatori e ostili tendenti alla sua completa emarginazione professionale e al progressivo isolamento dai colleghi, disturbi per i quali aveva sofferto disturbi sia fisici che psichici.

I giudici della Suprema corte hanno ritenuto corrette le argomentazioni riportate nella sentenza impugnata osservando che dalle risultanze istruttorie non era emersa l'esistenza di comportamenti connotati da carattere persecutorio nei confronti della dipendente e che gli unici episodi, comunque marginali ed isolati, rispetto ai quali poteva essere espresso un giudizio di biasimo – tra i quali il lancio dello stipendio sul tavolo o la consegna della retribuzione in un sacco di monetine) si erano verificati in tempi molto successivi rispetto all'inizio delle asserite “prime manifestazioni delle patologie” sì che doveva escludersi che fosse stata raggiunta la prova di un atteggiamento emarginante, discriminatorio o persecutorio nei confronti della lavoratrice.
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