Sezioni Unite: sì alla trattazione scritta nel rito del lavoro solo con consenso unanime e limitatamente alla fase decisoria.
Con la sentenza n. 17603 del 30 giugno 2025, le Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione si sono pronunciate su una questione di legittimità sollevata dalla Sezione Lavoro, in ordine all'applicabilità della trattazione scritta ex art. 127-ter c.p.c. al processo del lavoro.
La Sezione rimettente ha sottolineato la rilevanza della predetta questione, evidenziando l’esistenza di oggettive incertezze interpretative derivanti dalla normativa, le quali hanno generato prassi applicative difformi a livello nazionale.
Alle SU è stato chiesto se l’art. 127-ter c.p.c., che consente la trattazione scritta dell’udienza mediante deposito di note, sia applicabile anche ai giudizi soggetti al rito del lavoro, inclusi quelli speciali regolati dalla Legge n. 92/2012 (cd. Legge Fornero).
In sostanza, si chiede se la trattazione scritta delle udienze sia ammessa anche nei processi in materia di lavoro, sia ordinari che speciali.
Il ruolo dell’art. 127-ter c.p.c. nella riforma Cartabia
L’articolo 127-ter del Codice di procedura civile, introdotto dal D.lgs. n. 149/2022 (c.d. Riforma Cartabia), ha previsto la possibilità di sostituire l’udienza con la trattazione scritta, anche nella fase decisoria del giudizio, tramite il deposito di note scritte da parte delle parti processuali. Tale istituto si inserisce nel più ampio contesto di digitalizzazione, semplificazione e razionalizzazione del processo civile.
Applicazione al rito del lavoro: un tema controverso
Il processo del lavoro, per sua natura, è storicamente improntato ai principi di oralità, immediatezza e concentrazione. La compatibilità del nuovo rito cartolare con il modello lavoristico ha generato un vivace dibattito dottrinale e giurisprudenziale, reso ancora più rilevante dalle modifiche successive introdotte con il D.lgs. n. 164/2024.
Il caso concreto oggetto del giudizio
La sentenza n. 17603/2025, trae origine da un giudizio di impugnazione di licenziamento per superamento del periodo di comporto. La Corte d’Appello aveva disposto la trattazione scritta dell’udienza di discussione, fissando un termine (giorno e orario) per il deposito delle note. Il ricorso in Cassazione verteva, tra l’altro, sulla decadenza della parte ricorrente per aver depositato le note oltre l’orario indicato.
Nel corpo della decisione, in primo luogo, le Sezioni Unite hanno svolto un’analisi sistematica delle fonti, osservando che:
Ciò nonostante, la Corte ha evidenziato che la natura peculiare del processo del lavoro, e in particolare l’importanza dell’udienza di discussione orale, impongono una lettura costituzionalmente orientata delle nuove disposizioni, anche alla luce dell’art. 24 Cost. e dell’art. 6 CEDU.
Funzione e struttura dell’udienza nel rito del lavoro
Le Sezioni Unite hanno quindi chiarito che l’udienza di discussione, nel processo del lavoro:
La Corte ha quindi ritenuto che l’oralità non è un principio assoluto, ma resta un connotato strutturale del rito lavoristico, con funzione di garanzia per il lavoratore e per l’effettività del confronto tra le parti.
Udienza sostituibile solo nella fase decisoria
Secondo le Sezioni Unite, la sostituzione dell’udienza di discussione – ancorché pubblica – con il deposito di note scritte, risulta compatibile con la disciplina della fase decisoria del processo, intesa come segmento specifico in cui l’udienza si articola nel rito del lavoro.
Tale compatibilità è però subordinata a un adattamento della norma, da operarsi in coerenza con i caratteri peculiari del processo del lavoro e nei limiti imposti da un’interpretazione sistematica e conforme.
In altri termini, anche dopo l’introduzione dell’art. 127-ter c.p.c., l’udienza di discussione nel processo del lavoro non può essere sostituita integralmente con note scritte su iniziativa del giudice, poiché incarna il principio di oralità, essenziale per la tutela del contraddittorio.
È ammissibile la sostituzione limitata alla fase decisoria, ma solo se tutte le parti vi consentono e il giudice la ritiene opportuna. In mancanza del consenso unanime, la sostituzione non è legittima, nemmeno per ragioni di efficienza.
Necessità del consenso delle parti
Il consenso - ha evidenziato la Corte - è condizione indispensabile per due ordini di motivi:
Il consenso delle parti diventa quindi presupposto indefettibile per la legittimità della trattazione cartolare nel rito del lavoro.
Rilevanza costituzionale e sovranazionale
Infine, il massimo Collegio di legittimità ha richiamato le pronunce della Corte costituzionale e la giurisprudenza della Corte EDU, evidenziando che:
In conclusione, la Corte ha affermato che la trattazione scritta non è in sé incompatibile con il rito del lavoro, purché:
Il principio di diritto affermato
Di seguito il principio di diritto enunciato dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 17603/2025:
Le Sezioni Unite, per finire, affrontano anche la questione relativa al termine per il deposito delle note scritte sostitutive dell’udienza, ai sensi dell’art. 127-ter c.p.c.
La Corte chiarisce che, in assenza di indicazioni particolari, il termine perentorio è ancorato al giorno fissato per la trattazione scritta, ma deve essere coordinato con l’orario di apertura della cancelleria del giudice competente.
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