Scatto automatico se è per tutti

Pubblicato il 28 luglio 2008 Un dirigente di un’azienda, dopo essersi rivolto al giudice del lavoro e dopo aver vista respinta in entrambi i gradi di giudizio la sua richiesta di promozione automatica, è arrivato di fronte alla Suprema Corte, che ha definitivamente negato la pretesa del ricorrente. Come già sostenuto dalla Corte d’appello, l’uso aziendale diventa vincolante solo quando presenta i caratteri della spontaneità e della generalità. A sua volta, la Corte di cassazione (sentenza 18991/2008) ha affermato che l’uso aziendale, “quale fonte di un obbligo unilaterale di carattere collettivo che agisce sul paino dei rapporti individuali con la stessa efficacia di un contratto collettivo aziendale”, presuppone non una semplice reiterazione dei comportamenti, ma uno specifico intento negoziale di regolare anche per il futuro determinanti aspetti del rapporto lavorativo. Dal momento che, nel caso esaminato, anche altri dirigenti dell’azienda non avevano ricevuto alcuna promozione, sembra evidente che non si può parlare di uso aziendale vero e proprio, in quanto il trattamento di maggior favore per i dipendenti non era stato applicato a tutti i dirigenti ma si era limitato a tre persone. Aspetto fondamentale dell’”uso aziendale” è, infatti, la generalità della sua applicazione: la totalità dei rapporti giuridici in cui sussista la specifica situazione disciplinata. Nell’ambito di questa totalità, le differenziazioni sono ammesse solo se coerenti con le diversità legate alla differenti mansioni, qualifiche o sedi di appartenenza. L’uso aziendale, inoltre, sia per struttura che per l’intento negoziale su cui si fonda, continua protrarsi indefinitamente nel tempo anche dopo lo specifico fatto che ha dato origine alla controversia. In questo contesto la prova dell’esistenza della prassi più favorevole spetta sempre al lavoratore.
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